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Da soli o in coppia? Problemi e risorse di due diverse modalità di conduzione dei gruppi

Abstract

Gli aspetti teorici e clinici collegati al tema della co-terapia/monoterapia nella conduzione dei gruppi terapeutici, sono trattati in questo articolo con riferimento alla letteratura e al materiale clinico riportato. Il confronto tra mono-terapia e co-terapia va proseguito tenendo conto del fatto che esse vanno considerate non come dispositivi intercambiabili, ma come due tecniche fondamentalmente diverse, con possibilità di applicazione diverse, a seconda delle esigenze a cui il terapeuta è chiamato a rispondere. Pierre Privat e Dominique Quélin-Souligoux (1) scrivono a tal proposito: “ci sembra che … per facilitare l’organizzazione dì nuove relazioni nel gruppo così come la messa in evidenza di una posizione particolare dell’adulto, il dispositivo della monoterapìa si rivela più vantaggioso nei casi di gruppi dì bambini in età di latenza e che si evolvono verso livelli di patologia edipica.”[1] E riferendosi a bambini in età prescolare o con problematiche dì tipo abbandonico e di separazione concludono affermando che: “…la coterapia può essere una necessità con dei bambini piccoli il cui funzionamento si colloca nel registro dell’arcaico, poiché la presenza dì più adulti permette di rappresentare anche la questione della scissione. Il lavoro sulla sua riduzione sarà tanto più possìbile quanto più la difesa potrà svilupparsi sufficientemente appoggiandosi su questa particolarità del dispositivo. La presenza reale della coppia va allora ad aumentare la possibilità del contenimento e a permettere il lavoro sulle proiezioni e le scissioni.”

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