Gruppo – Arte – Psicoanalisi

UNIVERSITA’ DI ROMA ‘LA SAPIENZA’

Facoltà di Psicologia 1°
A.A. 2004-2005

Cattedra di
FONDAMENTI DI DINAMICA DI GRUPPO
prof. Claudio Neri (A-Z)

Cattedra di
LABORATORIO DI DINAMICA DI GRUPPO
prof. Paolo Cruciani (A-Z)
Facoltà di Scienze Umanistiche

Cattedra di
SEMIOLOGIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
prof. Carla Subrizi

Con l’intervento di
Cesare Pietroiusti ed Emilio Fantin
Su una proposta di
Elisa Ottaviani e Carla Subrizi

Gruppo-Arte-Psicoanalisi

Elisa Ottaviani
27-29-30 aprile 2005

Nei giorni 27 e 29 aprile 2005, si sono tenute presso il corso di Fondamenti di dinamica di gruppo alla facoltà di Psicologia 1°, due lezioni incentrate sulla questione Arte–Gruppo-Psicoanalisi in collaborazione con Carla Subrizi, docente di Semiologia dell’arte contemporanea presso la facoltà di Scienze Umanistiche, con l’intervento di due artisti contemporanei che da tempo, lavorano con i gruppi e la dott. Elisa Ottaviani, psicologa che si occupa del rapporto tra gruppo, creatività e arte.
Le lezioni sono state pensate come un incontro tra i corsi di Fondamenti di Dinamica di gruppo (Claudio Neri) e Laboratorio di dinamica di gruppo (Paolo Cruciani) e Storia dell’arte contemporanea e Semiologia dell’arte contemporanea (Carla Subrizi) coinvolgendo sia studenti di Psicologia che di Storia dell’arte.
L’attenzione durante le lezioni si è concentrata soprattutto sui progetti e le operazioni artistiche che nel corso del Novecento, hanno evidenziato una trasformazione delle
procedure di elaborazione e realizzazione dell’opera d’arte con una spiccata propensione per le dinamiche di gruppo.

Nella prima lezione la prof. Subrizi ha messo in evidenza l’importanza dei gruppi nell’Arte contemporanea a partire dall’inizio del ventesimo secolo. Ha illustrato, anche attraverso materiale visivo, come dalle cosiddette ‘avanguardie
storiche’ ovvero i Futuristi, gli Espressionisti, i Dadaisti, i Surrealisti etc. si attiva una trasformazione del linguaggio espressivo ed una ricerca intorno ai temi della soggettività che nella seconda metà del Novecento, con la ‘seconda avanguardia’, in particolare il gruppo Fluxus ed i Situazionisti, porterà all’apertura dell’opera d’arte verso forme plurali e complesse in cui si può individuare la presenza di una dimensione collettiva dell’opera.

Nella seconda lezione gli artisti contemporanei, Cesare Pietroiusti ed Emilio Fantin, hanno ripercorso il loro lavoro dagli anni settanta circa, raccontando l’importanza che il ‘fare gruppo’ con alri artisti ha avuto nella loro formazione e nella realizzazione delle loro opere. Negli ultimi anni, la loro ricerca si è particolarmente concentrata sul lavoro di gruppo e sulle potenzialità nuove, in termini creativi, che esso porta con se.
L’incontro ha messo in evidenza come il pensiero e la ricerca artistica proceda parallelamente sin dall’inizio del secolo, alla ricerca in ambito psicoanalitico intorno a temi significativi come la soggettività, il conflitto, lo specchio, la gruppalità interna della psiche, il gioco, gli spazi transizionali etc. In particolare ha evidenziato come le due discipline, possano incontrarsi e confrontarsi intorno alla ricerca contemporanea sul gruppo, il suo funzionamento, le dinamiche che si sviluppano al suo interno e la funzione che svolge per l’individuo.
Dopo le lezioni gli artisti insieme alla dott. Ottaviani hanno proposto agli studenti delle due facoltà un Workshop esperienziale di gruppo, incentrato sul sogno come ambito comune di ricerca sia della Picoanalisi che dell’Arte. Il sogno inteso in questo caso come creatività primaria dell’uomo, come capacità innata di produrre simboli e di trasformare complessi vissuti in rappresentazioni.
Attraverso il lavoro sul sogno e la presenza del gruppo, il workshop voleva creare un ambito comune di esperienza e osservazione dei processi di rappresentazione e creazione che si attivano negli insiemi intersoggettivi.
Il workshop si divideva in due esperienze da seguire insieme nel giorno di sabato 30 aprile presso la sede dello Spazio Psicoanalitico a Roma, una la mattina ed una il pomeriggio.

Breve descrizione del workshop

“Il sogno è polifonico, viene elaborato al punto in cui si incrociano diverse strutture di numerosi processi e gli elementi che esso organizza, trasforma e interpreta sono eterogenei. Come la parola è una polifonia di scritture diverse, il sogno viene costruito sulla base di elaborazioni e processi interni al sognatore, ma alcuni residui diurni e tracce o segni altrui rimangono impressi nelle identificazioni di colui che sogna. Il sogno che viene sognato è una costruzione composita.”
(R. Kaës)

Il workshop esperienziale si è tenuto presso la sede dello ‘Spazio Psicoanalitico’ a Roma il 30 aprile. Erano presenti 16 studenti provenienti dalle facoltà di Psicologia e Scienze Umanistiche.
L’esperienza si è articolata in due sessioni:
La mattina dalle 9.30 alle 13.30 Il gruppo è stato condotto da l’artista Cesare Pietroiusti e la dott. Elisa Ottaviani. Nel pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30 dall’artista Emilio Fantin e la dott. Elisa Ottaviani.

Nella mattina
Cesare Pietroiusti ed Elisa Ottaviani hanno proposto ai partecipanti un lavoro da effettuare in piccoli gruppi di tre-cinque persone max, su alcuni particolari elementi presenti nei sogni: gli oggetti inesistenti.

I partecipanti erano invitati a ricordare e raccontare nel piccolo gruppo degli oggetti inesistenti o bizzarri che a volte appaiono nei sogni, piccoli enigmi di condensazione. Con l’aiuto dei compagni gli oggetti dovevano essere descritti, immaginati, disegnati, modellati e quant’altro venisse in mente di fare.
Ogni piccolo gruppo poi doveva realizzare, nel tempo che aveva a disposizione, un prodotto collettivo, cioè una piccola ‘Mostra di oggetti inesistenti’ individuando un modo di lavorare insieme e scegliendo una modalità espressiva (performance, collage, scultura, pittura, istallazione, poesia etc.).
L’accento del lavoro era posto sul compito da svolgere insieme, non tanto sulla ricerca del senso e del significato degli oggetti quanto sulla loro rievocazione e realizzazione.
Bisognava portare nella realtà l’oggetto bizzarro o inesistente sognato, in tutti i suoi particolari, e cogliere i processi che questo sforzo metteva in moto nelle persone e nel gruppo. In questo si può scorgere un aspetto importante dell’attività della mente creativa o dell’artista che, come scrive S. Freud (1911)
“[…] grazie alle sue doti particolari trasfigura le sue fantasie in una nuova specie di cose vere che vengono fatte valere dagli uomini come preziose immagini riflesse della realtà”
La condensazione complessa presente negli oggetti dei sogni offriva una potenzialità polifonica, fatta di riverberi, assonanze, rimandi che insieme al lavoro nel piccolo gruppo accompagnava naturalmente i partecipanti verso uno spazio intermedio tra il mondo interno e l’esterno, lo spazio del gioco e della creazione.
Gli studenti erano invitati ad utilizzare le sensazioni di incapacità e di imbarazzo che potevano emergere di fronte al compito da svolgere, come delle risorse, come il punto di partenza e la motivazione per mettere in atto una trasformazione.
Gli studenti si sono divisi in quattro piccoli gruppi ed hanno lavorato per circa un’ora e mezza. Ogni piccolo gruppo si è auto-organizzato ed ha prodotto una mostra.
Tutti sembravano molto presi dal gioco, l’atmosfera era frizzante. Ogni piccolo gruppo aveva creato il suo ‘cerchio magico’. Mano a mano che si sviluppavano i progetti creativi, alcuni partecipanti uscivano all’esterno dell’edificio, nei negozi vicini, cercando materiale per plasmare gli oggetti, e questo sembrava assolutamente ‘normale’. Le barriere tra i partecipanti e quelle con l’estraneo apparivano molto più permeabili.
Alla fine del tempo stabilito ogni sottogruppo ha raccontato al gruppo plenario il processo che si era venuto a sviluppare al proprio interno. Sono emerse riflessioni interessanti.
Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico. Bollati Boringhieri ed. Torino 1989 p. 458

In particolare gli studenti hanno riflettuto sulla percezione del tempo, che durante il lavoro si era, per così dire, dilatato e sulla sensazione che il limite posto dai conduttori aveva prodotto su di loro e sul lavoro. Sulla difficoltà di ricostruire nella realtà l’esperienza che degli oggetti avevano avuto durante il sogno, sul valore dei ‘residui’, cioè di quello che la realizzazione lasciava dietro di se.
Un’altra riflessione era legata alla combinazione del lavoro dei singoli con quello del gruppo e all’articolazione di queste due realtà.
Alcuni sottogruppi avevano scelto di realizzare più oggetti diversi, altri di fondere i contributi individuali in una sorta di oggetto unico.
Ogni gruppo ha lavorato a proprio modo e si è espresso con stili espressivi diversi: una istallazione, una mostra di oggetti singoli, un collage ed una performance. ‘Si deve pens are all’ambito del sogno come a qualcosa che
contiene una massa amorfa di elementi non connessi e non differenziati tra loro […] nella misura in cui è attivo il lavoro-del sogno si può vedere che le vicissitudini di questi elementi prendono forme diverse: visiva uditiva, tattile e olfattiva…’ 2 (W.R. Bion p.65-66)

Nel pomeriggio

Emilo Fantin ed Elisa Ottaviani hanno proposto ai partecipanti come prima cosa un
lavoro da fare tutti insieme. Nel gruppo plenario, che durante l’esperienza della
mattina aveva acquisito una certa capacità nel lavoro collettivo, si percepiva un clima di familiarità, una certa eccitazione ludica, curiosità e fiducia.

I conduttori hanno chiesto l’apertura per iniziare un lavoro un po’ ‘sperimentale’. Si trattava di andare ad indagare insieme i luoghi, i paesaggi, i territori del sogno.
I partecipanti si sono incuriositi ed hanno risposto positivamente. Una ragazza ha così iniziato il lavoro raccontato un suo sogno al gruppo:
Mi trovavo all’esterno di una sorta di bar-ristorante, c’era del verde ed alcuni tavolini, mentre mi trovavo lì, un cane mi mordeva una mano e non voleva lasciarla. Chiedevo aiuto al proprietario del ristorante…dopo questa scena, mi trovavo a correre lungo una discesa inseguita da una mucca. Ad un certo punto la mucca si trasformava in un uomo corpulento…’
Di questo sogno la giovane studentessa andava a descrivere, su richiesta dei conduttori, con la massima precisione, i luoghi e i paesaggi in cui si svolgeva: L’esterno del ristorante, la luce della scena, il tipo di vegetazione, la strada in discesa, il cielo, l’orizzonte etc. Gli altri ricordavano immagini simili presenti nei loro sogni. Il gruppo è andato liberamente associando di luogo in luogo, di paesaggio in paesaggio. Sono fioccati particolari visivi sempre più dettagliati. Il racconto dei paesaggi sognati li rievocava e queste immagini si ricostruivano negli sguardi dei partecipanti, in uno ‘spazio–tra’ come proiettate in una sorta di schermo interno-esterno condiviso .
All’inizio i membri del gruppo non riuscivano ad effettuare delle descrizioni particolareggiate dei luoghi, l’attenzione sembrava essere soprattutto rivolta
all’azione presente nei sogni. Poi tutti si sono concentrati. Sono emersi dalla catena associativa alcuni raggruppamenti di immagini o motivi paesaggistici:

1) Spazi aperti con presenza di elementi persecutori.
2) Strade, incroci, intrecci di strade e percorsi.
3) Luoghi chiusi e cripte sotterrane.

Dopo questa prima parte del lavoro, che è durata un’ora, i conduttori hanno proposto al gruppo di dividersi in 3 sottogruppi, non proprio casualmente come nella mattina, ma sulla base delle associazioni che avevano fatto durante il lavoro precedente. Nei tre sottogruppi, gli studenti dovevano arrivare a una produzione comune: la descrizione dettagliata di un paesaggio (o il suo disegno) visto come in un quadro o in una fotografia, il quale contenesse tutti gli elementi che emergevano dalle associazioni oniriche dei partecipanti. Dovevano cercare per quanto possibile una soluzione collettiva che non sacrificasse l’apporto soggettivo. Come nei sogni non esiste ‘o-o’ ma ‘e-e’ (Freud 1899), lo sforzo di condensazione del gruppo doveva portare alla evocazione-creazione di un territorio comune. In questo modo ogni sottogruppo doveva ri-sognare lo spazio comune partendo dagli apporti dei singoli e dal lavoro associativo effettuato prima e, usandoli come il sogno usa i residui diurni e mnestici, condensarli in un’unica immagine condivisa.
Ogni sottogruppo, ha lavorato con concentrazione e serietà, come accade in ogni buon gioco che si rispetti. Le descrizioni e le immagini dei tre paesaggi-territori sono state condivise con il gruppo allargato. I territori emersi dal lavoro dei sottogruppi, sono stati sorprendenti.


La molteplicità delle associazioni sembrava venire integrata in ‘percorsi’, per così dire, orizzontali o verticali.
Un gruppo descriveva una strada lunga e tortuosa che attraversava territori differenti, dal bosco, alla città al deserto. Un altro descriveva un paesaggio a strati e ne portava un disegno dettagliato. Questo paesaggio si articolava in cunicoli e stanze sotterranee che sfociavano in uno spazio aperto con delle case che poi si collegava con una strada in salita, ad una montagna, sulla cima della quale sorgeva un antico tempio. Il terzo gruppo invece ha risolto la molteplicità delle associazioni dei suoi membri nella creazione di un paesaggio montano variamente articolato in cui spiccava la presenza di uno strano animale composito: Il Cerbemuccosauro. Un animale con tre teste, una di mucca, una di cane e una di pesce, due zampe da cane e due da mucca, pezzato con delle squame.

A questo punto tutti insieme si poteva procedere ad una ulteriore condensazione del materiale emerso. Si poteva arrivare alla creazione, a partire dai tre paesaggi, di un unico territorio comune a tutti i partecipanti al workshop.
Purtroppo non c’è stato il tempo ed i conduttori hanno rimandato questo lavoro al prossimo incontro.
Ogni sognatore, sogna al crocevia di parecchie fabbriche di sogni, nello spazio che lega una pluralità di sognatori i cui sogni attraversano i sogni di ciascuno’ ( R Kaës 2002 p.240)

Conclusioni

‘[…] lo spazio psichico dei gruppi nei quali si producono ed enunciano i sogni è già esso stesso uno spazio onirico. Ampliando ancora il campo potremmo osservare che questo tessuto onirico del gruppo non è che una versione della base onirica del legame intersoggettivo’
R. Kaës ( ibidem p.105).
Il workshop voleva creare un ambito comune di esperienza ed osservazione per studenti di Psicologia e Storia dell’arte, uno spazio di incontro e confronto per Arte e Psicoanalisi. Voleva giocare con alcuni elementi dei sogni ed attraverso questi, attivare processi creativi naturamente presenti nel gruppo.
Fare gruppo esige che sia costituito uno spazio comune e condiviso, questo spazio è in parte trovato in parte creato è il luogo dove più voci, immagini, memorie e conoscienze si incontrano e creano nuove combinazioni polifoniche e simboliche. E’ uno spazio di reverie, un luogo di proiezione e di illusione, uno spazio transizionale dove possono coesistere il dentro e il fuori, l’Io e il non-Io, il mio e il non mio, il già lì, il passato e il non ancora avvenuto. Questa coesistenza paradossale può essere feconda qualora la si viva in un clima di tolleranza e di fiducia.
Il lavoro svolto nel workshop ha permesso ai partecipanti di sperimentare il gruppo come spazio dove è possibile lo scambio di intimità, spazio di gioco ed esplorazione, di reverie, di condivisione, di sperimentare il gruppo come mente attiva nella laboriosa azione di figurazione e simbolizzazione costantemente presente nel sogno e nel lavoro dell’artista, che trasforma i vissuti emotivi e sensoriali indistinti, le impressioni e i ricordi frammentari, in immagini, rappresentazioni e simboli utili per il pensiero.

Testi di riferimento

Bion W.R. (1961) Esperienze nei gruppi. Armando ed. Roma 1971
Bion W. R. (1967) Analisi degli schizofrenici e metodo Psicoanalitico Armando ed. Roma 1970
Bion W. R. (1992) Cogitations, pensieri. Armando ed. Roma 1996
Dorfles G. (1961) Ultime tendenze dell’arte oggi. Feltrinelli Milano 1995
Freud S.(1899) L’interpretazione dei sogni Boringhieri Torino 1973
Freud S. (1907) Il poeta e la fantasia , Saggi sull’arte la letteratura e il linguaggio. Bollati Boringhieri Torino 1991
Freud S. (1911) Precisazioni su due principi dell’accadere psichico. Bollati Boringhieri Torino 1989
Freud S. (1921) psicologia delle Masse e analisi dell’io. Bollati Boringhieri 1975
Kaës R. (1993) Il gruppo e il soggetto del gruppo. Borla Roma 1994
Kaës R. (2002) La polifonia del sogno. Borla Roma 2004
Kristeva J. e altri (1998) Simbolizzazione e processi di creazione. Borla Roma 2000
Neri C. Gruppo Borla Roma 1996
Neri C.- Pine M.-Friedman R. (2002) I sogni nella psicoterapia di gruppo Borla Roma 2005
Segal H. (1991) Sogno fantasia e arte. R. Cortina ed. Milano 1991
Spitz Ellen H. (1985) Arte e psiche. Il pensiero scientifico ed. Roma 1993
Winnicott D. W. (1971) Gioco e realtà. Armando ed. Roma 1974
Winnicott D. W. (1965) Sviluppo affettivo e ambiente. Armando ed. Roma 1970