Mente e pensiero. Incontri con l’opera di Wilfred R. Bion Liguori Editore, Napoli, 2004. Fiorangela Oneroso – Anna Gorrese

Wilfred R. Bion, elaborando una teoria psicoanalitica estremamente originale sulla nascita del pensiero e sulla sua attività, soprattutto nelle sue forme più precoci, da lui definite, proto-pensieri, ha segnato profondamente l’evoluzione del pensiero psicoanalitico contemporaneo. In particolare modo Bion si è interessato all’analisi del pensiero psicotico e alla conoscenza dei meccanismi che regolano la vita psichica e di come questi procedono nel contenere e nel trasformare, il dolore, il terrore, l’incomunicabile e l’inconoscibile.

Il volume Mente e Pensiero , come indicato nell’introduzione da Fiorangela Oneroso e Anna Gorrese, si propone di ampliare e sviluppare gli elementi più vitali e suggestivi dell’opera di Bion. In considerazione della complessità dei temi affrontati, attualmente, dalla filosofia della mente il pensiero di Bion si inserisce a pieno titolo all’interno della riflessione sui rapporti tra psicoanalisi scienze, filosofiche, matematiche ed epistemologiche, giacché lo stesso Bion ricorre a modelli geometrico-matematici per mettere a punto nuove modalità di interpretazione del funzionamento dell’apparato per pensare i pensieri: la mente.

Il taglio filosofico, epistemologico e multidisciplinare scelto dagli Autori, indica la complessità del pensiero bioniano e ci permette, cogliendo tale complessità, di “incontrarlo” nelle forme e trasformazioni della comunicazione emozionale così centrale nel lavoro clinico.

La comunicazione emozionale è il filo conduttore che unisce le trame dei diversi contributi, volta a suggerire un continuo dialogo con Bion che accompagna tutto il testo a cominciare dal saggio di apertura del volume (F. Oneroso) dove siamo accompagnati dalle riflessioni e considerazioni di un grande studioso quale è stato Ignacio Matte Blanco. Considerazioni che ci introducono in un “confronto diretto” fra disgiunzioni e congiunzioni di due modelli dell’apparato psichico, quello bioniano e quello matteblanchiano, che hanno in comune la concettualizzazione di infiniti modi trasformare degli elementi primordiali (sensazioni) in pensiero. L’inconscio versus infinito.

Alla luce delle evoluzioni dei concetti della psicoanalisi contemporanea e del costituirsi di un paradigma relazionale al suo interno, l’attualità del pensiero bioniano, ritrova nuove potenzialità in quella “comunicazione emozionale” che nel setting analitico, così come nella vita ci conduce a formare rappresentazioni di sé con l’altro e ci consente di condividere, in una sensibilità comune, immagini, suoni, narrazioni, registri tonali, prodotti da due persone che “parlano in una stanza”. Le tonalità i suoni, sensazioni, gli odori, i rumori stabiliscono una continuità fisica materno-fetale che origina nella vita intrauterina, e che si ripropone, col suo carattere di proto-comunicabilità, nella stanza di analisi, contenitore di risonanze affettive ed emozionali, (M. Cogliani). La continuità tra la vita pre-natale e post-natale non consiste soltanto nel prefigurarsi l’appagamento assoluto ma anche nell’opposta prefigurazione della mancanza dell’appagamento, molto vicina d una condizione pre-desiderante. L a funzione stessa del pensare è specificamente congiunta alla qualità di quella particolare relazione che permette la tolleranza della “non cosa”, ovvero del “non seno” . Il soffermarsi sugli aspetti dolorosi della condizione prenatale può essere considerato come un segno di tensione a percorrere lo spazio che va dalla pre-concezione alla condizione pre-desiderante.

Nel modello bioniano, come sottolineano gli Autori, la tensione più forte non è quella creata tra conscio e inconscio, ma quella che si crea tra pensabile- che può essere sia conscio che inconscio- e non pensabile, ciò che resta percezione corporea ‘indigerita’. Tensione insita nella teoria del pensiero che ha la funzione di restituire alla psiche la possibilità dell’esperienza del nuovo, la necessità di preservare la memoria del futuro, (G: Pulli). Tensione psichica verso l’esperienza del nuovo che risulta funzionale allo sviluppo della mente, dell’apparato psichico. Tensione conoscitiva tesa ad un “conoscenza emozionale” (A. Gorrese) che scaturisce dallo strettissimo legame fra emozione e pensiero che modifica la visione dell’inconscio che va oltre l’inconscio dinamico pulsionale; ne consegue anche modificata la relazione tra conscio e inconscio come stati transitori e reversibili dell’esperienza mentale.

L’opera di Bion è presa in considerazione dagli Autori soprattutto, per la sua intrinseca caratteristica ad ispirare nuovi significati e nuovi modi possibili di dialogare nella stanza di analisi. Sintonizzandosi sull’invito di Bion a interrogare i pensieri selvaggi, si prega di chiudere gli occhi , è una suggestiva sollecitazione a volgere gli occhi verso l’interno, a fare affidamento su di una sopra-vista proveniente dall’interno, che non svela, ma ricerca la possibilità di un punto di vista, di un vertice che è nel contempo un punto senza vista, un punto cieco che si afferma al tempo stesso come una vista voluta ovvero una possibilità di una visione più profonda che trova nell’oscurità il presupposto indispensabile. Un uomo capace di essere nell’incertezza, nel dubbio e nel mistero senza l’impazienza di ricercare la ragione, è un uomo che esplica la propria capacità negativa. Ed è proprio in questo stato in cui non siamo pienamente consapevoli delle nostre emozioni o sentimenti che diventa più facile incontrare il pensiero selvaggio. L’analista nello stesso modo di un artista deve chiudere gli occhi al fine di neutralizzare memorie e desiderio aprendosi al pensiero dell’altro nella sua natura selvaggia (S. Vitale).

Ancora, gli Autori espongono la complessità del sistema di pensiero bioniano altamente formalizzato attraverso l’uso dei simboli e formule, pensiero che ha suscitato in ambito scientifico non poche riserve e perplessità. Tuttavia, lo sforzo ininterrotto per la costruzione ed il potenziamento di strumenti nati per fronteggiare l’ignoto, costituisce quella matematica emozionale (P. Diotaiuti) che consente una misurazione infinita della complessa esperienza delle relazioni e comunicazioni umane. Il lessico matematico è come un ulteriore strumento per avvicinarsi all’ignoto, alla cosa in sé, a “O” realtà ultima ed inconoscibile.

Il volume Mente e Pensiero oltre a proporre originali “incontri” con l’opera di Bion, opera una messa in relazione tra piani psicoanalitici ed epistemologici dell’opera stessa. Inoltre suggerisce rapporti fra i fondamentali elementi della concettualizzazione bioniana e le sue possibili “applicazioni”, oltre l’esperienza clinica aggiornando nel contempo l’evoluzione delle idee e della metodologia del contributo bioniano.