Presentazione, Gruppi per persone portatrici di disabilità intellettive

In questo numero sono presentati quattro articoli in cui gli category espongono differenti esperienze gruppali e terapie gruppali con persone portatrici di disabilità intellettuale. Tre degli articoli sono stati scritti da curanti che appartengono all’équipe dell’Unità di Psichiatria dello Sviluppo Mentale di Ginevra (UPDM – Unité de Psychiatrie du Développement Mental). Un articolo di carattere piu’ generale tratta dei dispositivi di cura e delle tecniche gruppali nell’ambito della UPDM. Un altro articolo descrive un gruppo di discussione e informazioni circa i trattamenti psicotropi. Il terzo articolo descrive un gruppo di discussione e di scambio, in forma volutamente di passatempo, allo scopo di concludere la settimana e di abbordare con meno timori il week end. Un quarto articolo e’ stato preparato dalla dr.ssa NN e si riferisce a una esperienza di gruppo educativo e di evoluzione verso l’autonomia, nell’ambito dell’associazione Cantallegra a NN.

La presenza di disabilità intellettuale é stata considerata sovente una controindicazione per la terapia gruppale classica; senza voler entrare in polemica con questa linea teorica, ci é sembrato inevitabile, al contrario, utilizzare la tecnica gruppale quando si tratti della popolazione con disabilità intellettuale e con problematiche che possono andare da una co-patologia psichiatrica classica a bisogni nel registro dell’educazione e dell’autonomizzazione.

Evidentemente questo approccio presenta degli aspetti caratteristici legati al tipo di popolazione considerato. Per i pazienti con un livello verbale relativamente elevato, si potra’ fare riferimento sul piano teorico ai lavori di Yalom, soprattutto considerando la pratica con pazienti che presentano patologie gravi. Considerando invece le situazioni a carattere acuto e con persone ID poco verbali, sempre nell’ambito della co-patologa psichiatrica o quando vi sia una importante riduzione dell’autonomia si puo’ riprendere il lavoro di Brenner, tenendo conto delle limitazioni sul piano macrosociale, e trasferendo in una dinamica gruppale lo sviluppo evolutivo dal sensoriale, al cognitivo al microsociale. I lavori di Balint sulla regressione sono d’aiuto per quanto rigurada i gruppi meno verbali, piu’ strettamente legati alla popolazione avente capacità cognitive e della comunicazione molto poco elaborate.

Gli articoli presentati in questo numero, e riferentesi a differenti pratiche cliniche ed educative, mostrano la presenza di una dinamica tipicamente gruppale, vale a dire di un meccanismo psicodinamico soggiacente, in tutti i gruppi, anche in quelli di tipo piu’ educativo e comportamentale.Da questo punto di vista i lavori di Neri ci hanno molto aiutato a comprendere il concetto di matrice gruppale e la sua applicazione nella pratica clinica e pedagogica. D’altra parte una formazione personale solida e una buona conoscenza della situazione gruppale, unita al lavoro analitico personale sono di aiuto ai curanti per lavorare la materia gruppale dei pazienti portatori di disabilita’ intellettuale, piu’ o meno verbali, soprattutto quando il non verbale é in prima linea.