Psicoterapia psicodinamica di gruppo. Rutan J.S., Stone W.N. (1999). Unipress, Padova.

Titolo originale del volume Psychodynamic Group Psychotherapy Second Edition. The Guilford Press.

LA PSICOTERAPIA PSICODINAMICA DI GRUPPO

Quando mi accingo a leggere un libro, specialmente di psicoterapia psicodinamica, mi domando sempre quanto potrà essere utile ed influente sulla mia formazione di psicoterapeuta e anche in questa circostanza, quando ho preso in mano questo volume, mi sono posta questo interrogativo a cui cercherò di dare risposta nel prosieguo dell’ articolo.

Questo testo, in cui i gli autori, noti terapeuti di gruppo ad orientamento analitico, raccontano in modo molto chiaro ciò che pensano e come agiscono quando lavorano, si presenta come un componimento gradevole, denso di concetti teorici ma anche di esempi clinici pratici, che segue un filo logico ineccepibile nella loro esposizione, con uno stile linguistico ben accessibile, interrotto talvolta da qualche piccolo errore ortografico e sintattico, probabilmente refusi di stampa, con un ritmo serratamente cadenzato.

Un buon manuale, quindi, che può essere agevolmente consultato, in cui il lettore, soprattutto il più inesperto, può addentrarvisi senza temere il pericolo di doverlo abbandonare a metà della lettura senza aver capito per lo meno gli elementi centrali di quel complesso campo, sempre in costante evoluzione, che è la psicoterapia di gruppo.

Gli autori, con un ruolo quasi psicopompico, traghettano il lettore alla scoperta dell’approccio psicodinamico alla terapia di gruppo, iniziando però il trattato con un’ampia considerazione storico-filosofica sul posto che ha occupato e che occupa recentemente il gruppo e la terapia di gruppo nella società. Partendo dalla storia dei piccoli gruppi attraversano in maniera concisa ma chiara, gli approcci più rilevanti al gruppo come quelli di Bion e di Foulkes, per addentrarsi poi nello sviluppo e nelle dinamiche del gruppo, ponendo in risalto i vari stadi che lo compongono: dalla fase di formazione fino a quella di conclusione. Evidenziando le diverse teorie e confrontandole tra di loro, chiarificano quali sono i meccanismi e i processi curativi che si possono riscontrare nella psicoterapia di gruppo per giungere successivamente a spiegare il non facile compito della selezione del paziente, i problemi che la composizione di un gruppo comporta, la preparazione del paziente e gli accordi da stipulare fino al ruolo del terapeuta di gruppo e al suo inizio, disseminando in tutta questa disamina una serie di utili e chiarificatori esempi clinici. Si dilungano efficacemente, in seguito, su quelle che chiamano “particolari condizioni tecniche”, disquisendo, quindi, di vantaggi e responsabilità non solo dell’uso di uno o più conduttori ma anche di altre regole del setting. Approfondiscono il capitolo relativo ai sogni in psicoterapia, quello inerente alcuni disturbi della personalità e quello riguardante la possibile combinazione di diverse terapie per terminare con un interessante capitolo sulla fase della conclusione.

Un libro praticamente quasi perfetto anche se si focalizza principalmente sulla psicoterapia psicodinamica di gruppi a lungo termine, destinando non molte parole a quella psicoterapia di gruppo a breve termine che oggi, soprattutto nei contesti del servizio socio-sanitario pubblico, sta prendendo sempre più piede; un libro dalle squisite fattezze psicoanalitiche ma non altrettanto gruppoanalitiche, poiché non prende sufficientemente in esame momenti della vita dei gruppi come lo stato gruppale nascente o lo stadio della comunità dei fratelli né dedica troppo spazio al pensiero di gruppo o al rapporto tra individui e gruppo.

Pensieri questi, uniti ad altre piccole supposizioni che mi sono venute in mente a mano a mano che leggevo il volume, nel tentativo probabilmente di alleggerire il ritmo del discorso, di trovare un piccolo spazio che mi permettesse di interrompere momentaneamente la lettura per dare spazio a quei rimandi a cui essa stessa mi richiamava ma allo stesso tempo, mi impediva di fare. Pagina dopo pagina, la sensazione di stare leggendo uno di quei grandi manuali all’americana, capaci di spiegare con un ritmo più che spedito e in brevi step, un argomento, cresceva e mi faceva sentire come all’interno di una celletta informatica precostituita. E questo mi infastidiva. Non avevo il desiderio di confutare delle tesi o di sollevare delle obiezioni o di muovere delle critiche perché tutto quello che trovavo scritto non si discostava dalla verità, né la voglia di lasciare la lettura a metà, perché riga dopo riga mi sentivo incalzata ad andare avanti, a scoprire che cosa mi aspettava nella pagina seguente. E questo era tremendamente avvincente.

La mia attenzione cresceva, invece di affievolirsi, soprattutto nel leggere quel materiale clinico che gli autori, quasi come dei bravi scrittori di romanzi gialli, hanno disseminato con cura, lungo tutto il volume. Avrei voluto scoprire subito, proprio come in un thriller, chi era l’assassino saltando quindi alla fine ma ogni capitolo presentava un piccolo omicida che unito a tutti gli altri svelava il killer per eccellenza.

Mi perdoni il lettore per questa terminologia romanzesca e non creda che non abbia riflettuto, analizzato o appreso quanto gli autori generosamente hanno comunicato ma non pensi soprattutto che ciò possa invalidare l’apprezzabile e ragguardevole contributo di Rutan e Stone alla conoscenza della psicoterapia psicodinamica di gruppo; ne tenga piuttosto conto quando si accingerà egli stesso a leggere questo libro. Lo tenga in considerazione soprattutto lo studente, lo specializzando in terapia di gruppo agli inizi della formazione, il neofita insomma, che per antonomasia, a causa della sua bramosia di conoscenza, divora i libri senza gustarli, riducendoli talvolta a meri prontuari di conoscenza.

Il volume di Rutan e Stone presenta, inoltre, un bel tentativo, a mio avviso riuscito, di aiutare il lettore a comprendere meglio la teoria, attraverso l’uso di materiale clinico non costruito a tavolino ma reale. Mediante questi esempi infatti diviene più facile poter ricordare e quindi apprendere ciò che si è precedentemente letto e questa è un’accortezza verso il fruitore del testo, che non ho riscontrato in un numero elevato di autori.

Concludo affermando che se posso muovere un appunto a questo libro, potrei dire che andrebbe leggermente aggiornato, rimpinguato di quei contributi di cui accennavo all’inizio, tuttavia ciò non inficia il suo valore intrinseco e merita di essere letto. Gli autori, pur con questa piccola limitazione, hanno rispettato il loro intento iniziale espresso nel titolo del libro, e questa non è cosa da poco, soprattutto se si tiene conto dei numerosi e autorevoli approcci teorici di cui si compone la psicoterapia di gruppo che ha per oggetto una realtà, il gruppo appunto, in perenne trasformazione oscillante tra la regressione e l’ evoluzione.