Articoli

Introduzione a Bion e Jung

Il confronto tra il pensiero di Bion ed il pensiero di Jung è diventato, negli ultimi anni, un settore di crescente interesse, per una parte almeno degli psicoanalisti e degli psicologi analisti, quella trasversalmente più aperta al dialogo e ad un atteggiamento ‘pluralista’ verso la conoscenza. Questo numero di ‘Funzione Gamma’ nasce dall’invito di Stefania Marinelli ad esplorare questo campo attraverso i contributi di autori provenienti da vari ambiti: psicoanalisi, psicologia analitica, psicoanalisi di gruppo. Appare necessario a mio parere fare una premessa relativa al ‘piccolo gruppo’ costituito dagli AA. qui presenti con i loro lavori. Esiste un intreccio estremamente complesso, storico e fantasmatico, in ogni incontro che affronti una tematica relativa ad un confronto tra autori che sia riconducibile alle vicissitudini della storia della psicoanalisi; e la vicenda che dapprima unì e poi separò  Freud e Jung è da considerarsi, a mio parere, una sorta di antefatto mitologico, con aspetti  traumatici ancora non completamente  elaborati, che ha lasciato per trasmissione transgenerazionale le sue tracce nelle svariate generazioni di analisti dell’ una e dell’ altra scuola, ancora a distanza di più di  un secolo.  Quindi anche nel ‘campo’ – mi rifaccio alla concettualizzazione di ‘campo’ gruppale di Claudio Neri (2003) – del gruppo di autori di questo numero di ‘Funzione Gamma’ sono Continua a leggere

Jung, Bion e i fenomeni sociali: dinamiche intrapsichiche, interpsichiche, o altro?

Abstract

Questo articolo ripercorre l’evoluzione delle idee di Jung sul collettivo e quelle di Bion sui gruppi a partire dalle loro esperienze personali durante la Prima guerra mondiale e dei loro rispettivi studi di osservazione. Un confronto tra i rispettivi concetti di psicoide e di protomentale, fatto sulla base di Continua a leggere

Quando l’analista dice Io Pensare la PMA (1) con Jung e Bion

Abstract

Partendo dal percorso terapeutico intrapreso da un bambino, l’autore ricostruisce a posteriori il lavoro simbolico di pensiero dell’analista alle prese col discorso reificante delle procedure di biotecnologia. Il transfert, nella sua accezione junghiana, viene citato per evidenziare la sua vicinanza Continua a leggere

Su Jung e Bion (con mutuo beneficio e senza reciproco danno)

Abstract

In questo articolo vengono prese in esame le teorie di C.G. Jung e W.R. Bion. Il loro confronto si basa sull’identificazione di un paradigma comune ai due autori, emergente specialmente dopo la formulazione di O da parte di Bion. Da questo comune paradigma emerge la possibilità di confrontare utilmente, sia in senso epistemologico che clinico, diversi aspetti specifici delle due teorie che, sebbene non esauriscano le somiglianze, sembrano particolarmente Continua a leggere

Freud, Bion, Matte Blanco, Corrao e l’arco di Filottete

di Salvatore Sapienza e Alessandra Tenerini

ln “Freud, Bion, Matte Blanco, Corrao e l’arco di Filottete” Salvatore Sapienza e Alessandra Tenerini ci offrono un testo di notevole originalità che presenta una ricca ed articolata riflessione sul mito e sul suo utilizzo nella psicoanalisi duale e di gruppo.

Il titolo del libro convoca il parallelismo freudiano tra l’arco di Filottete, indispensabile per la conquista della città di Troia e la psicoanalisi come strumento per la conoscenza dell’inconscio. Il testo sottolinea la rilevanza e il valore del mito come forma del pensare la realtà. Le narrazioni mitiche, secondo gli autori, custodiscono infatti elementi strutturali della psiche, raccontando passioni, desideri, emozioni al di là del luogo e del tempo. Coinvolgendo ogni individuo e ogni collettività.

I padri fondatori della psicoanalisi vengono proposti nel testo per uno “scambio di oggetti mentali”. Il testo infatti ha l’intento di mettere insieme quattro esploratori della psicoanalisi, Freud, Bion, Matte Blanco e Corrao, attraverso la trama del mito rivolgendosi ad esso come ad un ponte, per connettere il pensiero conosciuto all’ignoto in via di essere scoperto, così come fece in origine la stessa psicoanalisi. Continua a leggere

Le viscere della mente

Ritengo  che l’aspetto più interessante del libro siano i tanti casi clinici riportati, in cui Antonino Ferro  ci mostra come lavora, lasciandosi andare alle fantasie e alle immagini che gli vengono in mente, andando oltre il significato più ovvio, anche se vero, rendendosi libero a racconti e immagini sempre nuove.

Segnalo , di seguito  i concetti più significativi del testo.

L’Autore sostiene che la “regola fondamentale” potrebbe essere sognare la sensorialità, per essere sempre più a contatto con l’inconscio. La capacità di réverie dell’analista è la sua capacità di trasformare in immagini le quote di sensorialità provenienti dalla situazione e dall’atmosfera analitica. Continua a leggere

“Gruppo” di Claudio Neri

Oggi come nel 1995, l’anno della prima edizione, c’è una cosa che colpisce subito del libro di Claudio Neri, ancora prima di sfogliarlo, ed è il titolo: semplice, efficace, elegante. Costituito da una sola parola che sottende una moltitudine: Gruppo.
Come anche Phartenope Bion Talamo sottolinea ed approfondisce nella presentazione: <<Il titolo stesso, Gruppo, elegantemente essenziale, di questo libro di Claudio Neri, svela uno dei suoi aspetti più importanti, una sua caratteristica basilare, che non viene mai esplicitata in quanto tale. Neri qui sta parlando di un certo tipo di aggregazione umana, tanto comune in ogni tipo di società da far pensare che si tratti di una caratteristica della specie, per cui il suo discorso non si limita agli spazi angusti dei gruppi formati artificialmente per favorire il loro studio, ma si riferisce a tutti i gruppi umani, ferma restando la distinzione tra gruppo e massa.>>

Prima di entrare nel vivo della questione una piccola digressione personale: recensire questa nuova edizione del testo di Claudio Neri è qualcosa di emozionante. Lessi il testo da studente e lo trovai da subito interessante e soprattutto diverso. Era il 1997, l’ipertesto era nato da poco e le persone ancora leggevano i libri solo sulla carta, che era ancora il mezzo più usato, seguendo un continuum che andava dall’inizio alla fine. I social network non erano ancora stati inventati.
Il libro “Gruppo” anticipava i tempi, i riquadri di approfondimento presenti nelle Continua a leggere

Pensare con Freud

di Laura Ambrosiano e Eugenio Gaburri

La sensazione che si ha leggendo il lavoro di Laura Ambrosiano e Eugenio Gaburri   è quello di essere partiti per una navigazione. Si parte da Freud e con lui si scorre e si pensano temi come l’amore cannibalico, la morte, la sublimazione, la comunicazione agli altri delle cose che si è scoperto, e del destino delle trasmissioni:l’ascolto.

Antonella Granieri nell’introduzione al testo, riporta la suggestiva immagine di “patto tra chi dice la verità e chi lo ascolta, un patto che sancisce l’accettazione da parte dell’interlocutore di “sentire” la verità. La funzione psichica del sentire porta in primo piano l’inconscio tra i due attori, che arricchisce il discorso sullo scambio di parole e ascolto nella diffusione di qualsiasi cultura. (pag. XII). Accettare i pensieri che circolano, rendersi disponibili per i pensieri di altri implica essere in grado di fare spazio dentro di sé, aprire un tempo di attesa, che non sia sperimentato soltanto come vuoto o ansia (Neri, 2001).

Ambrosiano e Gaburri poi narrando la malattia di Freud colgono l’occasione per approfondire la funzione di autocura della sublimazione. La tradizione psicoanalitica tende a considerare la sublimazione come fonte di difesa, magari non riuscita, ma comunque tesa ad arginare la corrente pulsionale e a operare dei contro investimenti. Il versante vitale e positivo della sublimazione è che essa non sblocca l’energia pulsionale, ma la mette a disposizione per mete diverse dalla scarica. La sublimazione lascia circolare le energie, le utilizza, ne modula i ritmi, le incanala verso altri scopi. Diversamente dalla rimozione che comporta un impoverimento dell’Io, la sublimazione ne allarga orizzonti e prospettive, in questo senso ha una valenza auto terapeutica (pag 88-89).

Gli autori assumono in sintonia con il discorso freudiano, l’amore appassionato per il padre come spazio di elaborazione delle risorse per sublimare e l’esperienza edipica in senso allargato come un elemento che aiuta a organizzare la trasformazione della pulsione da desiderio cannibalico a una vorace sete di conoscenza (pag. XIX).

Sublimare ha a che fare con il creare. Il verbo italiano creare deriva dal creare latino, che condivide con “crescere” la radice kar.  Ed è proprio l’analisi che mettendo in moto un rapporto del paziente con se stesso, può dar inizio ad una crescita, unendo elementi esistenti con connessioni nuove, perdendo il guscio del già noto, della coazione a ripetere. Con le parole di Nazim Hikmet: “..il miracolo del rinnovamento, (…) è il non ripetersi del ripetersi”.  Occorre guardare all’ignoto.

L’analista dice Bion deve centrare la propria attenzione su O, l’ignoto e l’inconoscibile. Bion mette in secondo piano la funzione rappresentativa come fattore principale del cambiamento, dando priorità alla funzione trasformativa (Corrao, 1981).

Ambrosiano e Gaburri sottolineano come la psicoanalisi spesso è intesa come cura del passato, delle esperienze precoci che sono state rimosse e rimaste senza pensieri. Ma è proprio nella ricerca delle possibili prospettive di sviluppo del singolo individuo e del gruppo che la cura analitica è innanzitutto recupero e cura del futuro (pag. XX), di quella parte di tempo che ancora non ha avuto luogo.

L’ultimo capitolo del libro è un dialogo fluido tra gli autori in cui “dicono il vero” cioè proprio ciò che pensano sul testo che hanno scritto: i temi che hanno avuto più importanza, di cosa avrebbero desiderato scrivere, riprendono alcuni casi clinici ma  lontani dalla coazione  a saturare ogni mancanza, possono guardare così da angolature diverse attraverso il discorso.  Allargano i concetti, le idee, per cogliere, come dicono gli autori, i variegati nessi con il funzionamento psichico e il divenire.

È un libro ricco, intenso e profondo, un libro di scorrimento come lo definisce Gaburri. Si percepisce sempre un movimento, un cambiamento di posizione una creazione, è un libro che ricerca pensieri non ancora pensati e che promuove pensiero. Da leggere.

 

Studi ed esperienze a partire da Bion

A cura di Stefania Marinelli, di AA.VV

Second thoughts. Il titolo di uno dei primi folgoranti libri di Bion, quello, per intenderci, che contiene l’articolo che fece scandalo al Panel dell’IPAC di Edimburgo del 1961. Come racconta Paulo Cesar Sandler, descrivendo l’episodio (ma lasciando nell’ombra nome e cognome del chairman), riportando le fatidiche parole (con un margine di dubbio se siano state realmentepronunciate): ”questa non è più psicoanalisi” e il gesto infuriato e di disprezzo – gettare via con violenza i fogli da sé, facendoli sparpagliare sul tavolo e per terra – di chi non capisce e non tollera di non capire. La virtù laica di sopportare l’oscurità, Bion non aveva ancora cominciato a teorizzarla e doveva passare qualche anno prima che egli si ispirasse al rapporto del mistico col gruppo per spiegare il tipo di rapporto tra una nuova idea e l’ambiente culturale più o meno istituzionalizzato che l’accoglie: unsussulto di fascinazione ed orrore e, a seguire, un improvviso movimento diricompattamento, chiusura e rifiuto. “Questa non è più psicoanalisi”. Sappiamo quante volte sia stato espresso lo stesso concetto e rispetto a quanti ambiti: il sublime Schumann lo disse della musica di Continua a leggere

Mente e pensiero. Incontri con l’opera di Wilfred R. Bion Liguori Editore, Napoli, 2004. Fiorangela Oneroso – Anna Gorrese

Wilfred R. Bion, elaborando una teoria psicoanalitica estremamente originale sulla nascita del pensiero e sulla sua attività, soprattutto nelle sue forme più precoci, da lui definite, proto-pensieri, ha segnato profondamente l’evoluzione del pensiero psicoanalitico contemporaneo. In particolare modo Bion si è interessato all’analisi del pensiero psicotico e alla conoscenza dei meccanismi che regolano la vita psichica e di come questi procedono nel contenere e nel trasformare, il dolore, il terrore, l’incomunicabile e l’inconoscibile.

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PsichiatriaGruppo

Il Sogno di Prometeo – La funzione trasformativa del sogno in un gruppo di pazienti con gravi patologie psichiche

Abstract

L’ipotesi che ha spinto il seguente articolo, nasce da una considerazione di sogni come supporti importanti per la trasformazione analitica. A partire da concetti bioniani, l’autore dimostra, utilizzando come esempio clinico di un gruppo di pazienti con gravi disturbi di salute mentale in cura in un ospedale giorno di servizio pubblico, come può portare una trasformazione nelle relazioni e ampliare la capacità di pensare emozioni lavorando sui sogni del gruppo.

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PsichiatriaGruppo

Dai contenitori rotti ad esperienze nuove e vitali in terapia: dalla comunicazione perversa alla scoperta dell’individuazione e del mondo degli affetti

Abstract

Questo lavoro di proposta di terapia familiare è partito dalla considerazione che il modello della psicoanalisi individuale non aveva portato nessuno dei componenti della famiglia a recuperare all’ interno di se stessi e nell’ambito della comunicazione gruppale alcun risultato significativo.
Bisognava avere una lettura del gruppo in senso gruppale. Gli individui rappresentavano a livello inconscio e in forma anonima, conflitti e miti familiari transgenerazionali.
L’assunto di base sembrava incarnare quello che Bion chiama: assunto di base di dipendenza.
La famiglia era un’unica persona.
Le storie del padre e della madre riproponevano stesse esperienze.
Il femminile era, nelle generazioni precedenti l’elemento direttivo e sadico che imperava. Le madri e nonne avevano gestito figli e mariti.
L’analista ha funzionato come contenitore, ha pensato al posto dei pazienti, ha sviluppato e proposto un modello di mentalizzazione, totalmente assente. Continua a leggere

MemoriaFuturo

Presentazione al numero: Memoria del Futuro

Dobbiamo a Claudio Neri la felice intuizione di poter progettare un interessante numero di Funzionegamma su Memorie del Futuro (d’ora in poi, MDF) di Bion. Felice per più motivi. Innanzitutto perché curiosamente in letteratura non ci sono molti lavori sulla Trilogia; poi, perché il paradigma ispirato a Bion sta diventando sempre più noto in psicoanalisi – e per di più in una versione che vede gli category italiani in prima fila; infine, perché soffermarsi su MDF vuol dire impegnarsi in un’attività teoretica. I tre volumi di Bion non rivestono solo un grande interesse per la biografia dell’autore e neppure solo in funzione di comprendere meglio i suoi concetti teorici, bensì si possono considerare a pieno titolo come il capitolo conclusivo di una geniale parabola creativa: non un riassunto o un appendice ma un nuovo capitolo.
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MemoriaFuturo

Al di là del contenimento: la Prima Guerra Mondiale e le teorie psicoanalitiche di Wilfred Bion

Abstract

L’articolo considera gli scritti di Bion relativi alla Prima Guerra Mondiale, dal suo ritorno nel 1919 come soldato, ai suoi Settanta, come psicoanalista. Ci si domanda come e perché le memorie della guerra siano mutate nel tempo e si esplorano le connessioni fra le sue esperienze come comandante di carriarmati in guerra e il suo lavoro clinico di quarant’anni dopo. Il pensiero psicoanalitico di Bion condivide parecchio con i suoi contemporanei inglesi, come Winnicott e Bowlby nel porre al centro le relazioni familiari precoci e la relazione materna, ma questo reca anche tracce della sua guerra. Al fronte ovest durante gli anni 1917-18 Bion era stato esposto al medesimo genere di stati psicotici Continua a leggere

MemoriaFuturo

Lo scritto di Bion sull’arroganza. Leggendo la sua crisi personale

Abstract

Il saggio di Bion “Sull’arroganza” scritto nel 1957, fu prodotto ad un bivio della sua vita. Evidenze tratte da vari suoi scritti sono utilizzate in questo articolo per dimostrare un mutamento avvenuto in Bion a quel tempo, nel suo atteggiamento verso se stesso e verso gli altri. Lo scritto di Bion potrebbe cioè essere letto come una espressione ricca di insight di elementi soggiacenti al suo proprio disprezzo e arroganza. Continua a leggere

Campo

W.Bion, D.Meltzer: il pensiero sociale e il pensiero individuale in psicoanalisi

Abstract
Questo lavoro focalizza l’attenzione sulle idee psicoanalitiche che ,a partire da Freud, Ferenczi e M.Klein, furono sviluppate da Bion e Meltzer.
Bion sottolineò la grande importanza del predominio dei fenomeni gruppali fondanti una mentalità gruppale, come concetto che avrà una significativa correlazione con il livello e la dimensione politica. Continua a leggere

BionPaint

Introduzione, Pensabile e impensabile in alcuni concetti di Bion

Nel 1957, a Parigi al XX° Congresso internazionale di Psicoanalisi, Wilfred Bion presentava il suo lavoro La superbia, tra i presenti c’era Francesco Corrao che lo definì il nuovo geniale teorico della Psicoanalisi; in seguito, in occasione dei seminari tenuti da Bion a Roma, sottolineava come Bion ritenesse prioritario e fondamentale il compito della psicoanalisi di esplorare e riprenderne le potenzialità trasformative, riaprirne l’universo di significazione (L. Sarno, Note Biografiche, in Francesco Corrao, ORME, vol. primo, R Continua a leggere

BionPaint

Note sul dipinto di Bion

«Poi,» continuò il giardiniere, «a destra si apre la valle e lo sguardo spazia su ricchi boschi e praterie in una limpida lontananza» (J.W. Goethe, Die Wahlverwandtschaften , Le affinità elettive , trad. di M. Mila, in J.W. Goethe, Romanzi , A. Mondadori Editore, Milano 1979, p. 507)

C’è più cielo che terra nel paesaggio di Bion: in uno spazio sgombro e costruito per piani orizzontali, egli rinuncia a imporre immagini preminenti e lascia allo spettatore la libertà di scorrere con gli occhi per ogni dove.

Lo sguardo, non vincolato a punti di fuga prospettici, procede dal margine del quadro e si addentra in un paesaggio memore dell’esperienza del landscape gardening , dove la perizia di un Charles Bridgeman (1680-1738), un William Kent (1684-1748), un Lancelot Brown (1715-1783), è al servizio della costruzione di un Continua a leggere

BronzinoBionFoulkes

Presentazione del numero. Bion e Foulkes

Nel presentare questa edizione di Funzione Gamma, dedicata a “Bion e Foulkes” e ringraziando gli category e tutti coloro che hanno contribuito a idearla e a realizzarla, va sottolineato quanto si rivelino ricche di senso e di sviluppo le sorgenti del pensiero psicoanalitico di gruppo, le loro prossimità e differenze, e il bisogno di rivisitarle, alla ricerca di nuove integrazioni e di nuovi contatti. L’attualità stimolante del tema appare legata infatti, oltreché alle urgenze che provengono dai rapidi mutamenti organizzativi del gruppo sociale nel suo insieme, anche ai bisogni evolutivi dell’incontro epistemologico fra i diversi modelli con i quali l’approccio al gruppo è stato studiato. In particolare riemergono le esigenze di essere in relazione profondamente e da diversi vertici con la teoria psicoanalitica classica, con la sua evoluzione e con le sue istituzioni, pur mantenedosene separati e continuando il dialogo con altre discipline. Se la vita del gruppo è la qualità specifica dell’attenzione e della ricerca, e la valorizzazione delle possibilità sociali della mente individuale, allora i luoghi della sua espressione, come questa occasione telematica di incontro fra differenti category, saranno essi stessi un luogo transizionale di comunicazione, nel quale i diversi elementi del gruppo si rappresentano e sono assunt Continua a leggere

BronzinoBionFoulkes

Quanto era foulkesiano Bion?

Abstract 

L’autore con questo scritto propone una attenta analisi del pensiero di Bion e Foulkes sul gruppo, cercando di non sottolineare le divergenze o le similitudini dei due approcci, ma riportandoli in modo circostanziato e documentato. Viene posta grande attenzione agli aspetti stori Continua a leggere

BronzinoBionFoulkes

Bion e Foulkes, un incontro mitologico. Soltanto, ma é già abbastanza!

Abstract

L’autore in questo articolo intende promuovere una sintesi fra Bion e Foulkes, sulla base del “mito” inteso come idealizzazione di un fatto storico che abbia assunto un’importanza, un rilievo particolare. Con questo scritto l’autore auspica la realizzazione dell’integrazion Continua a leggere

BronzinoBionFoulkes

Ripensando a Foulkes ed agli assunti di base, “italianiter”…

Abstract

L’autrice sottolinea l’influenza degli scritti di Foulkes e Bion nello sviluppo di una cultura gruppale anche in Italia, all’interno della quale si è potuta costituire una rete Continua a leggere

BronzinoBionFoulkes

Breve studio iconologico del dipinto di copertina. “Allegoria del tempo e dell’amore”

Abbiamo scelto per l’immagine di copertina questo dipinto eseguito da Angelo Bronzino attorno al 1546 per un’insieme di ragioni. La prima è ovviamente quella che quest’opera rappresenta, in maniera molto pregnante, una situazione gruppale con una sua dinamica. La seconda è che questa raffigura un motivo mitico-allegorico, e questo ci sembra rimandi utilmente ai molti riferimenti al mito, contenuti negli articoli di questo numero. La terza è data dal titolo: “allegoria del tempo e dell’amore”, temi anche questi molto trattati dagli category di questo numero, si pensi ad esempio all’articolo di S. Corbella o di M. Pines. La quarta: è che questo tema è stato trattato in molte versioni, molte derivanti da un disegno eseguito da Michelangelo. È interessante addentrarsi sui dettagli di questo dipinto, in quanto questo è pieno di simboli e riferimenti che Continua a leggere

ComeSpecchio

Psicoanalisi, gruppo e cinema. Note su di un’esperienza formativa di gruppo e cinema

Abstract

In questo lavoro gli category rintracciano due importanti funzioni del cinema dal punto di vista psicoanalitico: la prima è quella di un “film-sonda” che esplora la mente, la seconda di un “film-sogno” che pone il pubblico in uno stato “oniroide” consentendo allo spettatore di avvicinarsi ad un livello regressivo simile all’esperienza onirica. Avanzeranno l’ipotesi del film come una produzione e fruizione gruppale, accennando a diverse teorie di gruppo tra le quali la socialità sincretica (Bleger) come forma di legame silente tra gli spettatori. L’ultima parte del lavoro sarà dedicata alla descrizione di un dispositivo gruppale che gli category hanno utili Continua a leggere

ComeSpecchio

Introduzione al numero Psicoanalisi e Cinema: “Come in uno specchio”

Cinema e Psicoanalisi, nate entrambe alla fine del XIX secolo, occupano un posto centrale nella cultura contemporanea. Non sorprende che sia gli studiosi di cinematografia che gli psicoanalisti debbano impegnarsi in quello che sempre più diventa uno stimolante dialogo interdisciplinare. In anni più recenti questo confronto ha trovato il suo spazio abituale nei congressi psicoanalitici, nonché in molte pubblicazioni dedicate. Enumererò in questa sede le principali prospettive intraprese in questi studi.

Alcuni category hanno identificato importanti analogie nella struttura filmica e in quella analitica, nella funzione e nei modi di espressione (basti pensare al concetto di proiezione); secondo Gabbard (Gabbard 1997)[1] “in larga misura, i film parlano il linguaggio dell’inconscio”. Molta riflessione è stata rivolta a quello spazio creativamente ambiguo, che caratterizza sia il cinema che la psicoanalisi, situato tra reale e immaginario, documentario e finzione narrativa, storia e esperienze soggettive. Più specificamente, l’interesse di molteplici category si è concentrato sul mondo onirico (Hollywood da sempre è descritta come la fabbrica dei sogni), poiché se l’interpretazione dei sogni rappresenta la via maestra di accesso all’inconscio, forse anche l’esplorazione dei film ci può condurre nella medesima direzione. Film e sogni condividono una equivalenza morfologica, in quanto entrambi possono essere considerati come mezzi per esprimere i nostri desideri latenti inconsci attraverso i loro contenuti manifesti, ed entrambi usano, allo scopo di aggirare la censura, simili meccanismi, quali condensazione, espressione simbolica e distorsioni di tempo e spazio. Concetti analitici, come quello di “schermo dei sogni”, sono rilevanti a questo riguardo. Altri category, influenzati dalle teorie di Lacan sulla distinzione tra ordine reale, immaginario e simbolico, sulla fase dello specchio durante lo sviluppo e sulle dinamiche del desiderio, si sono invece focalizzati sulle strutture sottostanti la produzione di significato nei film. Una critica a questa prospettiva è quella che tende a descrivere il desiderio negli spettatori in termini negativi, come se originasse in assenza degli “oggetti significanti” sullo schermo. Continua a leggere