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“Donne nei gruppi terapeutici” di Giovanna Cantarella

Il lavoro di Giovanna Cantarella, “Donne nei gruppi terapeutici”, si inserisce nell’ambito della ricerca psicoanalitica dei gruppi, proponendo al lettore l’approfondimento di un tema articolato, di non facile inquadramento storico: il lavoro terapeutico omogeneo per genere. Viene raccontata l’ esperienza singolare riguardante la conduzione di gruppi terapeutici di donne, che l’autrice ha formato a partire dal 1982. La focalizzazione è sull’esplorazione del rapporto tra analista donna e analizzande, i cui pilastri sarebbero la creazione di un setting specificatamente “al femminile” e l’attenzione ad un’analisi del transfert centrata su dinamiche di identificazione e differenziazione tra uguali. L’uguale diventa quindi strumento per la conoscenza di una diversità che non emerge dal confronto con l’altro sesso ma dalla possibilità di un’unione simbiotica che rappresenta la matrice di un nuovo rapporto col proprio sé femminile. Tale percorso, secondo l’autrice, sarebbe la via privilegiata per scoperta, da parte della donna, della propria unicità. L’intescambiabilità, infatti, intesa come possibilità di essere visti e di Continua a leggere

“Dopo un parto cesareo. Come rispondere alle esigenze di mamma e bambino” di Ivana Arena.

In un suo famoso aforisma Galeno afferma: “Ricordati che il miglior medico è la natura: guarisce i due terzi delle malattie e non parla male dei colleghi”. Venti secoli dopo Ivana Arena torna, con parole piene di passione, a ricordarci quanto il nostro corpo sano funzioni in modo praticamente perfetto, finchè interferenze esterne non vadano a creare un disturbo in questa meravigliosa “macchina”.
L’Autrice, facendo una disamina dell’evoluzione del concetto della donna e della gravidanza nel tempo, evidenzia quanto attualmente si sia persa la concezione di “fisiologia”. Con ottime spiegazioni sull’influenza ormonale di una donna in gravidanza, Ivana Arena sottolinea quanto sia difficile attualmente partorire in un’ospedale, dove alcun elemento riesce a far si che la gestante si senta a suo agio, in un clima di familiarità. Quest’ambientazione fa si che la partoriente abbia delle complicazioni che giustificano l’utilizzo di interventi medici, come l’anestesia, la somministrazione di ossitocina artificiale e, soprattutto, il taglio cesareo. L’Autrice sottolinea infatti come quest’ultimo possa creare pro Continua a leggere

“O i figli o il lavoro” di Chiara Valentini

Attraverso le parole di donne diverse per esperienze e bagaglio emozionale, Chiara Valentini ci conduce alla scoperta delle reazioni del mondo del lavoro di fronte alla maternità. Con un linguaggio chiaro e avvincente, l’Autrice ci racconta, da diverse angolazioni, cosa accade alle donne nel loro campo lavorativo quando decidono di avere un bambino. Nel libro emerge molto bene come in qualsiasi attività lavorativa, precaria o a tempo indeterminato (che può spaziare da addetta alle pulizie, a operatrice di call center, a manager), le donne si trovino di fronte ad emozioni come colpa e vergogna, che rimandano ad un passato ancestrale, per una maternità che pensano di dover nascondere per non perdere il loro posto di lavoro. Nonostante i cambiamenti nel mercato del lavoro, che si muove sempre di più all’interno di contratti a tempo determinato che dovrebbero garantire una maggiore flessibilità, nella pratica sembra che oggi il campo lavorativo proponga alle donne un impegno così totale che non può contenere al suo interno nessun progetto futuro di gravidanza. L’Autrice racconta, con vividi dettagli, cosa avviene in Italia fornendo una specifica panoramica delle zone del sud, si addentra nella situazione delle donne migranti nel nostro paese e descrive come è gestito il rapporto tra maternità e lavoro in Francia, in Svezia e in Germania, fornendo al lettore approfondimenti legislativi e giuridici. Una parte del lavoro Continua a leggere

Nota introduttiva dei curatori agli atti del convegno

“Dentro la Violenza” è il titolo che abbiamo voluto dare al convegno di cui presentiamo gli atti per creare uno sguardo “da dentro”, dando risalto ad un luogo virtuale, o meglio, di collegamento, che ci auguriamo possa contribuire a creare forme di riflessione, prevenzione e intervento sulla violenza contro donne.

Era nostro intento parlare della violenza sulle donne non solo perché se ne parli, che pure è fondamentale, ma che se ne parli con competenza e soprattutto dando luce a diverse competenze.
Come psicoanalisti siamo consapevoli che non basti capire la natura soggettiva nello specifico, bensì che questo vada contestualizzato, capito o se non altro indagato da tanti punti di vista. Continua a leggere

I provvedimenti e il dibattito politico sul contrasto alla violenza sulle donne

La storia (recentissima) dei provvedimenti legislativi, di natura penale e non, contro la violenza nei confronti delle donne non può essere letta correttamente, né – a mio avviso – compresa ed “accettata” se non la collochiamo nell’ambito proprio, cioè nell’ambito di una versione conflittuale dei rapporti di potere e dei legami sociali tra i generi.

Ho fatto non a caso riferimento all’esigenza che la legge sia “accettata”. Solo una legge culturalmente accettata, e dunque riconosciuta come ordinatrice necessaria di situazioni, rapporti, diritti, doveri, ha probabilità di essere rispettata e dunque di essere efficace, in quanto appunto se ne riconosca l’utilità e se ne avverta, più che il dominio, la cogenza. Cogenza, peraltro, che sia riflesso di un quadro culturale, ma anche simbolico, di riferimento comune ad una socialità, ad un gruppo di individui o, meglio, alla maggioranza di essi. E vedremo poi quanto conti che si tratti di una maggioranza numerica (come quella che si conta alle elezioni) o di una maggioranza dominante in virtù di rapporti di potere, presenti in quella comunità.

Questa osservazione è tanto più vera, quando ci si riferisce alla norma penale. L’ambito del diritto penale è infatti quello del dominio della forza (che lo Stato esercita in regime di monopolio), con la Continua a leggere

I media e il caso Weinstein, l’occasione oltre la cronaca

Buongiorno, il mio intervento viene dopo quello dell’Onorevole Finocchiaro, che incarna il Poter Esecutivo ed ha avuto nel passato recente un ruolo di primo piano nella rappresentanza al massimo livello del potere legislativo

A me oggi tocca rappresentare un’altra funzione civile che può essere collegata al potere, il potere del racconto, dei media.

Sono qui io,  e non una mia collega della cronaca o il mio direttore, perché  vorrei riferirmi a una vicenda che parte dal massimo livello del mondo dello spettacolo, per diventare un emblema del rapporto distorto che puo’ ingenerarsi tra potere, maschile, e chi quel potere non lo ha, in questo caso il mondo femminile.

E’ il caso Weinstein, fortemente correlato, per altro, con quanto detto dal Continua a leggere

Un altro fenomeno di violenza: l’esperienza con le vittime della tratta

Dal 2007 al 2012 ho condotto un gruppo  per donne che vittime della tratta costrette alla prostituzione. Queste donne avevano subìto traumi catastrofiche estreme e prolungate. Erano state portate in Italia e poi vendute agli sfruttatori. Il loro documenti erano stati confiscati. Non conoscevano l’italiano. Alcuni di loro non sapevano nemmeno in che paese fossero. Non avevano nessuno idea dove andare per chiedere aiuto. Erano schiave.
Inoltre quando ‘lavoravano’, vivevano nel terrore: quando salivano in macchina con un cliente non potevano sapere se il cliente fosse violento o no. Per esempio R, una donna nigeriana, (userò solo l’iniziale dei nomi) è stata accoltellata 40 volte e lasciata per morta in mezzo alla strada.
I papponi imponevano un rapporto di dominio assoluto sulle ‘loro’ donne. Lo facevano attraverso botte, torture e stupri. Per esempio una delle donne, I. ha detto: “sapevi che se non guadagnavi abbastanza, quando tornavi a casa ti aspettava la bacinella d’acqua e gli elettrodi.” Quasi nessuna della donne sapevano cosa le aspettava una volta arrivata in Italia. Darò qualche esempio. Dopo che il marito aveva abbandonato lei e i tre figli, L., una donna peruviana, ha ricevuto una lettera dallo zio che si era trasferito in Italia. Ha promesso un lavoro in un Continua a leggere

Discorso sulla violenza e/o violenza del discorso?

Difficile inserirmi nel panorama che  è stato fatto da Carol Tarantelli e per questo motivo vi chiedo di fare lo sforzo di passare dalla strada alla casa, e dalla  dismisura dei fatti che sono stati citati  alla misura  domestica che ha molto spesso la violenza sulla quale noi donne  ancora non siamo veramente riuscite  a fare un lavoro diverso da quello che l’informazione e il discorso pubblico propongono. 

Fermo restando  che se non fosse a fronte di un pensiero e una parola delle donne che mi sto muovendo e che forse  non ci sarebbe neanche l’occasione per un   convegno come questo, mi sembra tuttavia un punto irrinunciabile perché le donne e la loro volontà abbiano diritto di cittadinanza  che ogni donna abbia in primis una indipendenza economica anche se minima, che non la consegni nelle mani di un uomo-padrone.  La questione mi interessa tanto più in quanto senza una minima indipendenza economica le donne non possono utilizzare neanche il mio lavoro di psicoanalista. 

Nel mio studio entra  il tema della sessualità non solo e non principalmente attraverso  donne  abusate da un aggressore riconoscibile. Piuttosto le donne che si rivolgono a me  portano un vissuto da abusate Continua a leggere

Il silenzio delle donne

Secondo me, quando si parla di violenza sulle donne, bisogna storicizzare , per capire che non siamo di fronte a uno scontro di genere ma di cultura. Tutti gli esseri umani sono dotati di aggressività e capaci di violenza. L’educazione, la morale,  la cultura, la religione,  tutto ciò che riguarda la pratica della sublimazione,  aiuta l’essere umano a  reprimere quella forza egoistica che tende a imporsi sugli altri.  Le donne storicamente sono state costrette a sublimare e quindi hanno imparato a reprimere la propria aggressività.  Mentre gli uomini  sono sempre stati esortati a esprimere gli istinti di dominio, a volte trasformando il più combattivo e vincente  in un vero e proprio eroe, che ciò avvenga in guerra , o in conquiste territoriali o in  competizioni sul lavoro non importa. La violenza maschile troppo spesso viene considerata segno di virilità.  Ricordiamo comunque  che qualsiasi gruppo, quando prende il potere, si preoccupa di assicurarsi due forme di dominio e di controllo: uno sulla morte, ovvero le guerre, la giustizia, le prigioni e uno  sulla vita, ovvero il ventre delle donne. Tutte le morali sono state costruite su questa pretesa di controllare e guidare il futuro della specie. Da qui i vari tabù, dalla verginità all’adulterio, dalla libertà di voto alla libertà sessuale. Continua a leggere

Cosa puo’ fare la cultura? Riflessioni sull’esperienza del Corso di laurea in Filosofia di Bologna

Ringrazio il collega Iacobelli per questo mix di immagini e musiche estratte dal docu-film Di genere umano realizzato dal regista Germano Maccioni partendo dall’esperienza del “Seminario sulla violenza contro le donne” che è stato attivo presso presso il Corso di laurea in Filosofia di Bologna per tre anni consecutivi dal 2013 al 2016. Il giovane regista, che oggi è giunto sulle pagine dei giornali nazionali per essere stato l’unico italiano selezionato al Festival del cinema di Locarno con il film Gli Asteroidi, era venuto a conoscenza dell’apertura del Seminario da alcune amiche, e ha così deciso lui stesso di parteciparvi. Affascinato dall’atmosfera dell’aula magna piena di giovani (tra cui molti di sesso maschile), incuriosito dalle voci che si rincorrevano per i corridoi dove si continuava a parlare di quanto in aula veniva esposto e commentato, nonché dal confronto generazionale che si andava avviando, nel succedersi delle giornate del Seminario, tra gli studenti e i non pochi cittadini presenti (spesso di età superiore ai 50 anni) al momento del dibattito che seguiva alla relazione, piacevolmente sorpreso di trovarsi lui stesso coinvolto in una riflessione a cui non avrebbe mai pensato di dedicare tanto tempo (ogni anno il corso è stato di 15 incontri di due ore ciascuno), mi Continua a leggere

Per una narrazione non convenzionale della violenza alle donne

Buongiorno a tutti e grazie mille per l’invito a quest’evento di così alto livello.

BeFree cooperativa sociale lavora al fianco di donne che esperiscono violenza di genere, massivamente nell’ambito delle relazioni affettive, e di donne migranti che vogliono fuggire dal meccanismo del traffico degli esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale.

Alla base del nostro lavoro c’è l’empowerment delle donne che seguiamo, e che non definiamo mai “vittime” di violenza di genere, “vittime” della tratta, perché definirle “vittime” significherebbe negare la resilienza e la forza che le accompagna e le sostiene nei loro percorsi di affrancamento, significherebbe non poter lavorare CON loro e non PER loro alla  costruzione/ri-costruzione  della loro advocacy, significherebbe appiattire la loro identità in una categoria, significherebbe che il nostro approccio non sarebbe “empatico, non giudicante, non ri-vittimizzante”, come deve essere, come è. Continua a leggere

Oggetti d’amore, oggetti di odio: quando la “follia del dominio” si impossessa della vita psichica

E’ difficile, di fronte alle notizie che quotidianamente ci giungono su gravi delitti nei confronti delle donne quali abusi, stupri, assassini, non oscillare drasticamente e con convinzione emotiva in una polarizzazione di genere e attribuire al genere maschile, tout court, la responsabilità del male che le donne patiscono in molte situazioni.  Le conoscenze di cui disponiamo, il laboratorio di concetti e strumenti così indispensabili per comprendere l’umano  è costituito per me dalla psicoanalisi, dalla  mia pratica di psicoanalista.  Posizione psichica da cui discende l’esigenza di provare ad esprimere una “voce differente” che ha a che vedere con una prospettiva specifica di comprensione della vita psichica.  Ogni emozione, credo, abbia in parte a che vedere con  il passato, e rechi le tracce di una storia che è al contempo universalmente umana e peculiare di ogni soggetto. (M. Nussbaum)  Una voce, quella psicoanalitica dunque, attenta alla singolarità di ogni soggetto umano, inscritto in una storia individuale che lo immette,  fin dal concepimento nell’universo degli investimenti profondi di chi lo ha generato. .Nasciamo all’interno di matrici psichiche,  ogni Continua a leggere

Dalla narrazione ai dati: riconoscere e affrontare la violenza contro le donne

Questo intervento mi riporta alla mia esperienza individuale, nel senso che il discorso tratterà anche la personale declinazione di cosa significa essere una ricercatrice, una studiosa oggi; cosa vuol dire in questo momento occuparsi di violenza contro le donne. In parte molte cose le ha già dette Valeria Babini, noi condividiamo un’esperienza felice: il ciclo di seminari  curricolari dell’Università di Bologna  e il successivo libro Lasciatele vivere, quello è stato un momento altamente politico e io penso che il contributo che una studiosa, una persona che si occupa di questi temi, abbia il pieno senso dell’impegno politico. Ci tengo a sottolineare come una ricercatrice sociale debba in qualche modo entrare nel merito del tema della violenza maschile contro le donne. Il mio intervento è legato ad un coinvolgimento diretto e personale, da una parte c’è un elemento  importante ,ricordato da Oria Gargano: la condivisione dell’esperienza – insieme a Serena Dandini – del progetto Ferite a morte,un libro e un evento teatrale molto strettamente collegato alla mobilitazione dei centri di violenza, delle associazioni femminili e femministe per la ratifica della convenzione di Istanbul, che ancora in Italia non era stata effettuata. Dall’altra, la presenza di un elemento che mi piace ancora sottolineare: la relazione molto stretta che c’è – quando ci si occupa di violenza contro le donne – con il mondo delle associazioni. In questi ultimi 20 anni ho seguitato a lavorare in questo campo, cominciando proprio quando Anna  Finocchiaro è stata nominata ministra delle pari opportunità, la prima in Continua a leggere

La relazione violenta. L’identificazione con l’aggressore

Buongiorno, grazie per l’invito.

PREMESSE: UNA RETE DA COSTRUIRE E MANTENERE

Se le statistiche italiane evidenziano che il numero totale degli omicidi commessi nel nostro paese scende, mentre resta fissa la quota dei femminicidi, la  violenza degli uomini sulle donne deve essere letta   come un fenomeno complesso e strutturale e non come un’emergenza  improvvisa.

Sappiamo bene che il problema delle risorse, per affrontare situazioni di questo tipo, diventa fondamentale.

Porto, a questo proposito, la mia esperienza all’interno del territorio novarese.

Svolgo una parte della mia attività come psicologa psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico- psicoanalitico presso la Struttura di Psicologia Clinica della Azienda ospedaliera-universitaria  Maggiore della Carità  che opera anche all’interno della Rete contro la Violenza di Genere, coordinata dalla Provincia di Novara. Continua a leggere

Violenza sulle donne: la risposta del diritto nazionale, europeo e internazionale

Ringrazio in particolar modo gli organizzatori di questo evento per la lungimiranza nella scelta dell’approccio multidisciplinare che hanno dato al tema. A mio avviso questo è il più fecondo tipo di approccio per la realtà così complessa con cui oggi ci confrontiamo, una realtà fatta di rapporti multilivello, intricate connessioni, che spesso oltrepassano i confini nazionali. Non per niente la cattedra Unesco dell’Università di Tor Vergata è divenuta dallo scorso anno cattedra interdisciplinare per le biotecnologie e la bioetica: è una cattedra cui afferisco di cui è titolare il collega prof. Vittorio Colizzi, ordinario di patologia generale, dunque un medico, con il collega prof. Stefano Semplici, filosofo. Il senso è proprio quello di dare tridimensionalità agli argomenti di ricerca. Detto questo ringrazio ancora una volta per avermi offerto l’occasione di contribuire al dibattito e preciso che le opinioni che esprimerò qui oggi sono le mie personali, e non dell’Unesco. Continua a leggere

Le diverse configurazioni della violenza alle donne: quale prevenzione?

Mentre mi accingevo alla scrittura della relazione per la presentazione alla giornata odierna, si affollavano nella mia mente le molte raffigurazioni femminili presenti nei miti: Pandora, Demetra e Persefone, il mito del Paradiso ed altre ancora. Il denominatore comune di queste narrazioni è la celebrazione di un femminile depauperato, svilito, silenzioso, poiché deprivato culturalmente della parola dall’imposizione di un codice patriarcale, che non le ha dato voce ed ha costruito rappresentazioni maschili dell’esperienza femminile.
Vivere la sofferenza in silenzio è stato, per lungo tempo, un modo per le donne di essere al mondo; d’altra parte esse nascono e si sviluppano in un ordine simbolico maschile che ha reso arduo e per secoli impossibile, l’accesso al mondo della conoscenza deprivato, in tal modo, del contributo creativo femminile. Continua a leggere

La rappresentazione della violenza maschile contro le donne nei programmi televisivi: category, vittime/sopravvissute e frames interpretativi

Introduzione

Questo intervento si avvale delle esperienze e dei risultati maturati durante gli ultimi dieci anni, in cui il tema principale della mia ricerca è stato quello della rappresentazione mediale della violenza maschile contro le donne. Parte di questa indagine è confluita nel testo, scritto assieme a Sveva Magaraggia, collega dell’Università Milano Bicocca, dal titolo “Relazioni Brutali. Genere e violenza nella cultura mediale” (Il Mulino 2017). Questo libro ha preso in esame anche la violenza femminile e la sua rappresentazione mediale, sostenendo che c’è una complementarietà tra i due fenomeni (violenza maschile e violenza femminile) e tra le loro rispettive narrazioni mediali. Tuttavia, mentre la violenza agita dalle donne costituisce ancora a tutti gli effetti un tabù Continua a leggere

PsichiatriaGruppo

Aree di confine: l’esperienza di un gruppo di donne migranti. Dall’invisibilità alla nascita di uno spazio onirico

Abstract

Questo lavoro racconta l’esperienza di un gruppo terapeutico presso il Poliambulatorio di Opera San Francesco per i Poveri. Tale dispositivo è composto da donne migranti di diversa provenienza ed età e con differenti quadri clinici, accomunate da uno o più eventi traumatici. Negli anni, il gruppo ha sviluppato la possibilità di pensare e successivamente di sognare. Continua a leggere

Donne

Dall’autocoscienza ai gruppi femminili del 2000

Abstract

La socialità femminile, iniziata negli spazi e nei tempi anche lontani della società domestica, è andata organizzandosi nelle società moderne come movimento femminista, la cui storia è rievocata dall’autrice, generativo di nuove rappresentazioni delle donne, attraverso tappe storiche che contribuiscono tuttora alla possibilità di nuove costruzioni dell’identità femminile. Continua a leggere

Donne

Gruppi terapeutici femminili. Passato e Presente

Abstract

Come Gruppoanalista l’autrice fa riferimento alla Teoria dei Gruppi Interattivi di Ferdinando Vanni (1988, 1992). Secondo la teoria di Vanni i Gruppi Interattivi sono caratterizzati da scambi comunicativi interattivi fra i partecipanti.  In questi scambi emerge un sé “interattivo”: il “sé negli altri”. Questo “sé negli altri” si presenta come un sé indifferenziato che permette a parti della propria personalità di essere proiettate, rispecchiate o indotte negli altri. Il conduttore di un gruppo interattivo stimolerà perciò, in un primo momento, i feedback fra i partecipanti al fine di riconoscere proiezioni e induzioni. Continua a leggere

Donne

Donne vittime di violenza: presa in carico e impatto del lavoro di cura sulle operatrici

Abstract

Le storie individuali delle donne che subiscono violenza da parte del partner vanno analizzate alla luce di un unico comune denominatore: il loro avvenire in un contesto sociale, in una cultura, in un sistema di ruoli, pregiudizi e stereotipi ancora improntato ad un concetto di subalternità di tutte le donne. Condurre le donne seguite ad affrontare in questa ottica le vicende che le hanno segnate rappresenta un nodo fondamentale dell’accoglienza specializzata, perché consente alle “vittime” di sciogliere una serie di dubbi, di inadeguatezze e colpe personali in una visione chiara del contesto generale che ha fatto da “sfondo” alla propria biografia, e fa sì che l’operatrice si muova nei loro confronti con un atteggiamento empatico e non giudicante, e sia capace di individualizzare gli interventi e dare vita a progetti personalizzati adeguati. Continua a leggere

Donne

Perché oggi le donne sono un cuore del discorso

«Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne».

(Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne).

Mettere le donne al centro del discorso, oggi più che mai, non è un vezzo né un vanto né una gentilezza: è una necessità, un’emergenza sociale. E’ infatti l’attualità di cronaca che ci orienta a puntare il fuoco sul genere più maltrattato della storia dell’umanità. Non rientra nei miei compiti e forse nemmeno nelle mie capacità ricostruire in quali e quante culture e epoche storiche le donne siano state oggetto di violenza, fisica e psicologica, ma di sicuro è oggi che si gioca la partita più importante: far sì che siano le istituzioni e la politica ad incaricarsi di fermare quella che è a tutti gli effetti una strage. Continua a leggere

Donne

Il mondo onirico femminile nei fotomontaggi di Grete Stern

Abstract

Grete Stern fu una fotografa e grafica tedesca, essendo di origini ebraiche con l’ avvento del nazismo dovette migrare in Argentina. Nel 1948 iniziò a collaborare alla rivista Idillio di Buenos Aires, rivista diretta prevalentemente al pubblico femminile. Il compito della Stern era quello di rappresentare i sogni delle lettrici,che venivano raccontati nelle lettere indirizzate al professor Gino Germani, attraverso il fotomontaggio. Essa cerca e crea nuove immagini che le consentono di separarsi dal mondo del reale per mostrare un’ idea o una parte del mondo interiore. Nella sua opera rappresenta ciò che è il sogno attraverso un lavoro critico ed unico che, nel contempo, registra le inquietudini delle donne dell’ epoca nella società argentina: descrivendo con humour, ironia e partecipa drammaticità la discriminazione e i convenzionalismi. Continua a leggere

PieroSogno

Gruppo e Sogni di donne

Abstract

Il lavoro che presento tratta in un certo senso di un “tradizionale” lavoro di scoperta e attribuzione di senso ad alcuni ricorrenti sogni di donne nei gruppi terapeutici femminili, gruppi a lungo termine orientati analiticamente. Ma vi propongo di trattare poi qui i sogni,( per quel che è possibile in un setting non specifico) anche un po’ “risognandoli” insieme, come ci dice Gordon Lawrence a proposito delle matrici di “Social Dreaming”, condividendone l’eco e le libere associazioni. Esse infatti nascono dal comune contesto culturale Continua a leggere