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Introduzione a Bion e Jung

Il confronto tra il pensiero di Bion ed il pensiero di Jung è diventato, negli ultimi anni, un settore di crescente interesse, per una parte almeno degli psicoanalisti e degli psicologi analisti, quella trasversalmente più aperta al dialogo e ad un atteggiamento ‘pluralista’ verso la conoscenza. Questo numero di ‘Funzione Gamma’ nasce dall’invito di Stefania Marinelli ad esplorare questo campo attraverso i contributi di autori provenienti da vari ambiti: psicoanalisi, psicologia analitica, psicoanalisi di gruppo. Appare necessario a mio parere fare una premessa relativa al ‘piccolo gruppo’ costituito dagli AA. qui presenti con i loro lavori. Esiste un intreccio estremamente complesso, storico e fantasmatico, in ogni incontro che affronti una tematica relativa ad un confronto tra autori che sia riconducibile alle vicissitudini della storia della psicoanalisi; e la vicenda che dapprima unì e poi separò  Freud e Jung è da considerarsi, a mio parere, una sorta di antefatto mitologico, con aspetti  traumatici ancora non completamente  elaborati, che ha lasciato per trasmissione transgenerazionale le sue tracce nelle svariate generazioni di analisti dell’ una e dell’ altra scuola, ancora a distanza di più di  un secolo.  Quindi anche nel ‘campo’ – mi rifaccio alla concettualizzazione di ‘campo’ gruppale di Claudio Neri (2003) – del gruppo di autori di questo numero di ‘Funzione Gamma’ sono Continua a leggere

Il gruppo come cura

Questa recensione di Daniela De Filippis è già stata pubblicata sul sito dell’Associazione Gradiva

“Il gruppo è un altro molto speciale”
C.Neri, Il gruppo come cura. Raffaello Cortina Editore, 2021

Il gruppo come cura, il gruppo quando cura è un cibo nutriente, appagante, un bell’incontro, un abito che calza bene indosso, a dispetto di qualsiasi misura.

Allora, sazi, sentiamo il desiderio e la curiosità di creare rapporti, costruire sensi, nutrire legami. Il desiderio di Stare in gruppo.

C’è da chiedersi dove Claudio Neri nel suo libro Il Gruppo Come Cura, abbia nascosto la tortura che incalza, il dolore e l’angoscia, il brutale e il terrifico. “Ecco come sono le parole, nascondono molto, si uniscono pian piano fra di loro, sembra non sappiano dove vogliono andare, e all’improvviso, per via di due o tre, o di quattro che all’improvviso escono, parole semplici, un pronome personale, un avverbio, un verbo, un aggettivo, ecco lì che ci ritroviamo la commozioneche sale irresistibilmente alla superficie della pelle e degli occhi, che incrina la compostezza dei sentimenti, a volte sono i nervi a non riuscire a reggere, sopportano molto, sopportano tutto, come se indossassero un’armatura, si dice.” Continua a leggere

Il gruppo come cura

Già nella scrittura della sua prima monografia sul Gruppo (Roma: Borla, 1995) Neri nella sua elaborazione di nuovi paradigmi ricordava le teorie originali di W.R. Bion sul gruppo, e al contempo si differenziava da quelle, con l’esigenza di costruire una teoria specifica e puntuale relativa al funzionamento complesso dei gruppi e al processo analitico di gruppo. In questo secondo libro invece l’Autore sottolinea con maggiore decisione di essersi del tutto, per quanto una separazione possa essere completa, separato da Bion e di essersi immesso nel flusso post-bioniano moderno che tenendo conto della ricerca fondativa, la orienta verso la valutazione delle nuove richieste del nuovo campo sociale, culturale e delle nuove sofferenze psichiche. Fra i due libri notiamo anche una seconda differenza, importante per riflettere. Il confronto con lo “psicoanalista” della seduta duale, che nel primo libro era distanziato, a favore di una costruzione epistemologica specifica del dispositivo di lavoro multiplo, in questo secondo libro 25 anni dopo, l’analista della tradizione individuale classica è ancora in penombra sì, ma, al tempostesso è meglio delineato mediante un confronto indiretto ma più circostanziato, come in un prismache contiene un numero maggiore di piani e facce. Continua a leggere

Fare gruppo nelle istituzioni

Fare Gruppo Nelle Istituzioni, Lavoro e psicoterapia di gruppo nelle istituzioni psichiatriche, a cura di Claudio Neri, Roberta Patalano e Pietro Salemme, edito da FrancoAngeli, è un libro di felice concezione, riuscito nel suo intento dichiarato di essere uno strumento pratico e veloce, […] una specie di manuale di falegnameria per chi voglia costruire progetti e mandare avanti attività di gruppo nell’ambito dell’intervento sul disagio mentale.
E se è vero che riuscire a scrivere un volume che sia utile nella prassi quotidiana è operazione tutt’altro che semplice, è pur vero che Fare Gruppo Nelle Istituzioni è uno di quei libri che offre più di quel che promette e che apre spazi di riflessione e pensiero intorno al “fare”.
Francesco Barale, nella sua prefazione attenta, puntuale e di ampio respiro umano e storico, non manca di segnalare che tra gli obiettivi principali esplicitati da Claudio Neri nell’introduzione, c’è che il libro sia vivo e utile. Né manca di segnalare come, giudicando dalla propria esperienza di lettore e di esperto, entrambi i risultati siano raggiunti.
Viene da chiedersi cosa renda così piacevole la lettura di questo volume, che pure tratta temi molto tecnici.
Quel che definisco “piacevole” ha l’immediatezza della sensazione che la parola evoca, ma anche una complessità che il termine non rende. Continua a leggere

Gruppale-duale. Il lavoro clinico in psicoanalisi con bambini e genitori

A cura di Giorgio Corrente
Volume primo

Gli interventi contenuti nel libro considerano un’ampia gamma di situazioni con cui si confrontano i terapeuti infantili, che sanno di dover sempre lavorare con la mente in contesti multipersonali, anche quando il piccolo paziente è solo nella stanza con l’analista: i genitori sono sempre coprotagonisti, i pari sono sempre un riferimento identitario fondamentale.
Poiché non è possibile rendere conto in modo soddisfacente di tutti gli argomenti trattati, cercherò di accennarne alcuni, lasciando ai lettori del libro il piacere di ulteriori scoperte.
Alcuni contributi parlano di gruppi di bambini. “Un’esperienza molto particolare” quella con i gruppi di bambini, dice Alfredo Lombardozzi nel suo interessante contributo. Difficile concettualizzarla, ancor più difficile condividerla. Forse questo è uno dei motivi per cui sui gruppi di bambini si scrive relativamente poco, rispetto alla diffusione dei gruppi sul territorio e nei servizi. Prezioso quindi il contributo dei colleghi, che ci hanno messo a disposizione la ricchezza delle loro esperienze, mantenendo viva attraverso lo snodarsi dei diversi interventi l’atmosfera di discorso del gruppo nel gruppo; un discorso aperto, che invita il lettore ad entrare, lo stimola ad accostare il suo pensiero a quello del gruppo; un discorso che rivela in ogni momento la feconda aderenza della teoria e della tecnica alla clinica, all’hic et nunc del materiale delle sedute. Continua a leggere

“Gruppo” di Claudio Neri

Oggi come nel 1995, l’anno della prima edizione, c’è una cosa che colpisce subito del libro di Claudio Neri, ancora prima di sfogliarlo, ed è il titolo: semplice, efficace, elegante. Costituito da una sola parola che sottende una moltitudine: Gruppo.
Come anche Phartenope Bion Talamo sottolinea ed approfondisce nella presentazione: <<Il titolo stesso, Gruppo, elegantemente essenziale, di questo libro di Claudio Neri, svela uno dei suoi aspetti più importanti, una sua caratteristica basilare, che non viene mai esplicitata in quanto tale. Neri qui sta parlando di un certo tipo di aggregazione umana, tanto comune in ogni tipo di società da far pensare che si tratti di una caratteristica della specie, per cui il suo discorso non si limita agli spazi angusti dei gruppi formati artificialmente per favorire il loro studio, ma si riferisce a tutti i gruppi umani, ferma restando la distinzione tra gruppo e massa.>>

Prima di entrare nel vivo della questione una piccola digressione personale: recensire questa nuova edizione del testo di Claudio Neri è qualcosa di emozionante. Lessi il testo da studente e lo trovai da subito interessante e soprattutto diverso. Era il 1997, l’ipertesto era nato da poco e le persone ancora leggevano i libri solo sulla carta, che era ancora il mezzo più usato, seguendo un continuum che andava dall’inizio alla fine. I social network non erano ancora stati inventati.
Il libro “Gruppo” anticipava i tempi, i riquadri di approfondimento presenti nelle Continua a leggere

PsichiatriaGruppo

Presentazione

Abstract

In questa presentazione descrivo le linee del presente numero oscillando fra le aree di crisi della psichiatria e le risorse dei gruppi nelle loro diverse forme, senza scordare uno sguardo ai temi sociali e clinici della contemporaneità. Continua a leggere

“Emergenze borderline. Istituzione, gruppo, comunità”

a cura di Cono Aldo Barnà e Giuseppe Corlito. Franco Angeli editore 2011

Il libro, a cura di Cono Aldo Barnà e di Giuseppe Corlito, è il risultato di una ricerca effettuata da un gruppo di lavoro del Dipartimento di Salute Mentale di Grosseto, nato come gruppo di supervisione sulle patologie borderline. Il testo è costituito dai contributi dei componenti del gruppo ed evidenzia come una supervisione decennale con uno psicoanalista è riuscita a far diventare più affiatato e omogeneo un gruppo e a mobilitare le capacità di cura dei vari operatori. La patologia borderline comporta reazioni emotive molto forti e divisioni nei gruppi di cura. Il riunirsi con un supervisore esterno ha aiutato a superare le difficoltà interne e ha portato a convogliare le energie in un progetto comune. Il clima affettivo costituitosi nel gruppo di lavoro e lo studio condiviso degli scritti della letteratura nazionale e internazionale sulla patologia borderline hanno permesso lo svilupparsi di un modello comune, malgrado la formazione diversa dei vari operatori. Questi sono così riusciti a sopportare pazienti frustranti e attaccanti; questa patologia è diventata fonte di ricerca ed è stato messo a punto un modello di lavoro utile per tutti i pazienti del servizio. La supervisione del gruppo di lavoro, condotta da uno psicoanalista, ha permesso la ricostruzione psicogenetica del disagio dei pazienti e l’ elaborazione delle dinamiche interne al gruppo stesso. Come sottolinea Barnà, c’è sempre una doppia richiesta che viene fatta da un gruppo di lavoro ad un supervisore: migliorare la comprensione del caso e risolvere le dinamiche conflittuali del servizio.

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EscherIstituzioni

L’istituzione necessaria

Abstract

L’istituzione che funziona bene è quella di cui ci si accorge solo quando viene a mancare, come l’aria che si respira, così necessaria, ma così poco presente alla coscienza. Di questa condizione necessaria per la vita psichica del singolo nei e dei gruppi si sono fatti teorici alcuni psicoanalisti, Bleger e Kaës. Le teorizzazioni di entrambi questi autori comportano un’ulteriore ferita narcisistica, la quarta, dopo quelle inferte da Copernico, Darwin e Freud, a una concezione del soggetto umano signore dell’universo. L’Io diviene nel gruppo e dal gruppo. L’istituzione ne rappresenta una organizzazione vitale necessaria: la prima è il corpo stesso nel suo funzionamento sinergico e silenzioso, che, quando tutto va bene, permette di dormire nella libertà del sognare. Altre istituzioni sono l’ambiente evolutivo in cui un bambino può crescere e l’organizzazione sociale nella quale avere la libertà di giocare, amare, lavorare, pensare. Quale istituzione? Non certo un’istituzione che pretenda di disciplinare i sogni e i comportamenti, ma una che permetta di vivere come uno e molti, come singolare plurale. Non è un’utopia, ma una necessità, che richiede tuttavia di elaborare una ferita narcisistica per non trasformare l’istituzione in un apparato disciplinare che fa rinascere il narcisismo dell’uno che annienta l’altro, sia pur in nuove fattezze, solo apparentemente plurali.

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EscherIstituzioni

Dall’organizzazione-nella-mente all’organizzazione come soggetto: mappe concettuali per la consulenza psicoanalitica nelle istituzioni

Abstract

La consulenza organizzativa utilizza ormai da diversi decenni metodi e approcci di derivazione psicoanalitica, soprattutto quando i problemi in gioco sembrano implicare rilevanti aspetti emotivi e relazionali di cui la leadership, le figure-chiave e spesso gli stessi soggetti coinvolti appaiono per lo più inconsapevoli o visibilmente non vogliono sapere nulla.
Una considerevole letteratura è ormai disponibile per permettere a chi sia interessato a questo argomento di approfondirlo nei suoi vari risvolti e nelle sue molteplici applicazioni. Scopo di questo articolo è piuttosto il tentativo di precisare meglio l'”oggetto” di tali pratiche professionali, fornendo qualche mappa concettuale e degli strumenti di orientamento che possano aiutare i consulenti (ma anche i manager) provenienti da un retroterra analitico o psicoterapeutico a non smarrirsi in un “mare magnum” di teorie e di tecniche dove, accanto a discutibili improvvisazioni e a metodologie passepartout, sono presenti alcuni rischi specifici. Non mi riferisco tanto alle varie forme possibili di seduzione narcisistica o di vocazione onnipotente che possono trascinare un consulente nel disastro o nella collusione perversa col cliente, ma semmai al pericolo di perdere di vista l’oggetto del proprio lavoro, semplificando la sua natura complessa, occupandosi più delle persone che dei processi (o viceversa), reificando l’organizzazione oppure antropomorfizzandola, perdendo la capacità di distinguere tra fantasie e realtà concrete; tutto ciò in un setting che il consulente non può governare come farebbe con una psicoterapia e in un contesto reso turbolento dagli interessi in gioco e dalla qualità primitiva (per non dire “psicotica”) delle ansie circolanti.
Prima di addentrarmi in un simile percorso concettuale vorrei però presentare un breve resoconto tratto da una mia esperienza come consulente, che mi pare esemplifichi il modo in cui la comprensione di queste ansie e turbolenze sistemiche ci può aiutare a riconoscere quegli aspetti dell’”organizzazione nascosta” (Perini, 2007) che generano sofferenza e malfunzionamento.

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EscherIstituzioni

Perchè “¿ Authority ?” Osservazioni sul continuum autorità/potere

Abstract

Il titolo del lavoro fa riferimento a quello scelto dalla FEP per il congresso che avrà luogo a Berlino del marzo del 2016 (¿Authority?) e richiama i temi che erano stati scelti da Serge Frisch, Laurence Kahn e Leopoldo Bleger per un seminario da loro organizzato, sempre a Berlino, nel settembre del 2014 (Psychoanalysis in 2025). Le domande che sottendono queste iniziative sono numerose. Visti gli scopi di questo testo, mi limiterò a indicare il quesito che a me pare più interessante: cosa può offrire la psicoanalisi alla comprensione di un tema di grande rilevanza sociale come quello dell’autorità?
Il lavoro che segue prende le mosse da una serie di due ipotesi.
La prima suppone che autorità e potere non siano manifestazioni sostanzialmente dissimili, ma che costituiscano i poli di un continuum indissolubile. È difficile imbattersi in un’autorità del tutto sprovvista di potere, così come è raro che il

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FunzioneSalute

Il gruppo come strumento di formazione in psicologica clinica

Abstract

Intraprendere una descrizione della propria esperienza di formazione in psicologia clinica significa riflettere sul rapporto che intercorre tra teoria e prassi all’interno di un processo rivolto all’acquisizione di competenze professionali. Nel mio caso, tale percorso si è realizzato all’interno di esperienze di gruppo avviate in alcuni Servizi di Salute Mentale (CSM) di Roma, a cui ho partecipato in qualità di tirocinante psicologa e osservatore.

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FunzioneSalute

Gruppo e dimensioni gruppali in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura

Abstract

Gli esseri umani sono immersi in una vita di gruppo e di relazioni per l’intera esistenza e, anche quando la sofferenza psichica individuale si esacerba a tal punto da richiedere un ricovero, la persona si ritrova a condividere spazi, tempi ed emozioni con altri simili. La crisi psichiatrica altera gli equilibri individuali e familiari e si esprime con pensieri, emozioni e comportamenti acuti ed estremi. Il ricovero psichiatrico, anche se traumatico, fornisce al paziente un’opportunità di rivivere in un contesto protetto tutte le alterazioni di quel momento e di dare loro un senso. L’intervento specialistico ospedaliero si pone, quindi, l’obiettivo di modulare, ridefinire e rendere tollerabile la sofferenza affinché la persona possa riprendere il proprio ruolo sociale con espressioni meno drammatiche. Questo articolo esplora le potenzialità dello strumento gruppo nel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) dell’ospedale S. Pertini di Roma.

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FunzioneSalute

Il ruolo della psicoanalisi nella crisi del welfare: dalla cura del paziente alla cura delle istituzioni curanti

Abstract

Gli sviluppi recenti della ricerca psicoanalitica nei territori di frontiera hanno offerto evidenze sempre più convincenti delle strette relazioni tra mondo interno, gruppalità e società esterna. Su queste basi l’autore esplora gli attuali scenari di crisi del welfare e la parallela crisi di credibilità e di mercato della terapia psicoanalitica, e suggerisce che in futuro la psicoanalisi potrebbe spostare il proprio focus dal trattamento dell’individuo allo studio del gruppo e dell’istituzione, rifondandosi come “clinica dell’organizzazione” e migliorando l’efficienza, la consapevolezza e il benessere nei luoghi di lavoro. Perché ciò si realizzi occorre che sappia superare la diffidenza per il dialogo interdisciplinare con altri approcci, metodi e discipline, e il disagio nel confrontarsi con questioni estranee alla propria cultura, come il denaro, il potere e il lavoro.

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FunzioneSalute

Gruppalità estesa e costruzione di relazioni Una via per de-istituzionalizzare l’Istituzione

Abstract

In questo lavoro verrà riportata l’esperienza di una Comunità Terapeutica in un quartiere della periferia romana. Il programma riportato sarà caratterizzato da alcuni interventi di gruppo significativi come “gli uditori di voci”, il gruppo di Psicanalisi Multifamiliare oltre a interventi volti alla costruzione di legami con il quartiere. Da queste azioni nasce la Comunità come “strumento” di terapia e trasformazione orientata alla Recovery della persona sulla base della considerazione della persona non come portatrice di malattia ma come portatrice di “condizioni di salute” che richiedono un supporto esterno sia nel quotidiano che più specialistico e tecnico. L’insieme di questi supporti rappresentano il modello della Comunità e la forza terapeutica del suo programma.

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FunzioneSalute

La montagna come campo esperienziale gruppale

Abstract

Il lavoro parla di una metodologia terapeutica che potremo definire di “outdor setting”, cioè fuori da ogni setting classico: la montagnaterapia. Si tratta di un’esperienza nuova in cui vengono sfruttate le potenzialità trasformative dell’ambiente di montagna e in cui possono essere inseriti pazienti anche con gravi difficoltà e disabilità.

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FunzioneSalute

Transiti dall’individuo al gruppo: il pensiero di rete nella fondazione di un gruppo di psicoterapia a termine in un servizio pubblico

Abstract

Gli autori di questo articolo vogliono avviare una riflessione sul processo di costituzione di un gruppo a termine all’interno di un CSM dell’Asl Roma2. L’attenzione si soffermerà da un lato sulla delicata operazione di fondazione e avvio di un gruppo terapeutico all’interno di un’Istituzione Pubblica, con le molte implicazioni che questo comporta, soprattutto rispetto al confronto e al transito dalla terapia individuale a gruppale.

Del dispositivo gruppale (nello specifico a termine) si evidenzieranno alcuni aspetti di risorsa, e altri di criticità rispetto al contesto, e allo stesso gruppo. Saranno inoltre esplorate alcune delle rappresentazioni circolanti sia all’interno del gruppo di terapia, sia all’interno del gruppo curanti. Si rifletterà sulla difficoltà/opportunità del transito nell’idea di

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GruppoRito

Introduzione al numero su “Gruppo e Rito”

Il piccolo gruppo psicoanalitico è esso stesso un rito che contiene le angosce individuali, consente di affrontarle nel gruppo, fornisce un’appartenenza e una possibilità di mutamento. Un paziente diceva, rivolto ai compagni, “noi non siamo sfigati, abbiamo il gruppo”. Il rito è accentuato dalla dimensione gruppale. L’appartenenza al gruppo consente di recuperare la propria storia infantile, di condividerla, anche quando è drammatica. In un gruppo il racconto di abusi sessuali subiti fu preceduto da un sogno in cui la paziente era nuda, sotto il cappotto, e commentando il sogno disse: “ora ci spogliamo tutti”. Le esperienze simili degli altri fanno sentire più umani, il rispecchiamento del gruppo, moltiplicato dai vari componenti, consente di sentirsi riconosciuti e con un valore. Le carenze vengono viste come riparabili, il gruppo fornisce l’esperienza di oggetto-sé, cioè la funzione di sostegno al sé, che era stata insufficiente.

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GruppoRito

Gruppo e Rito

Abstract

Il testo attribuisce una serie di significati e funzioni distinti alla costruzione dei riti nel gruppo. Essi hanno sì valore sociale di conservazione coesiva, ma anche di spinta creativa a compiere esperienze nuove e non note, non già coerenti e coese.
Sono poste in questa prospettiva tre nozioni, e confrontate con tre opposte: quella del rito sociale che contiene e produce, contrapposto alla cerimonia che formalizza. La nozione di rito narrativo del sogno, quando è condiviso all’interno del gruppo. E infine la nozione di rito sociale come costruzione di contenimento e di contenuti condivisi, c

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GruppoRito

Riferimenti clinici al lavoro di gruppo con bambini e con adolescenti: il linguaggio del corpo

Abstract

Nel lavoro ci si interroga sul versante corporeo dell’accadere gruppale, sul linguaggio del corpo che esprime e significa gli affetti. Si presentano alcune scene cliniche, relative ad un gruppo di bambini e ad uno di adolescenti, che evidenziano lo svolgersi delle relazioni attraverso azioni capaci di dare forma comunicabile al pensiero. In questo esplorare un campo di forze collettive, in cui si incontrano conosciuto ed ignoto, si osservano i movimenti che il gruppo genera.

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GiornateRomane

Transfert multipli e gruppo di psicoanalisi multifamiliare

Abstract

L’articolo si propone di esplorare e descrivere quegli aspetti che nell’ambito del GPM generano processi di elaborazione e di possibile trasformazione intrapsichica così come delineati dalla teoria e dalla pratica psicoanalitica.
Nello specifico e particolare contesto del GPM fondamentale è il formarsi di un clima emotivo che favorisca l’espressione della carica emozionale ovvero del transfert. Accanto a ciò l’alleanza terapeutica è la condizione di base affinché si attivi nel gruppo una possibilità di lavoro psicoanalitico. Nel GPM, che si caratterizza come contesto di transfert multipli, si tratta di far emergere chiaramente il fenomeno del transfert davanti a tutti gli altri partecipanti e svelarne la dinamica per diffondere la capacità di scoprire la valenza transferale di ogni relazione interpersonale. In tal

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GiornateRomane

Interazioni patologiche e patogene nel gruppo di psicoanalisi multifamiliare

Abstract

In questo scritto vorremmo trattare un aspetto peculiare dei gruppi di psicoanalisi multifamiliare, nei quali è possibile a volte ritrovare che le interdipendenze patologiche e patogene che si evidenziano di solito in seduta attraverso le interazioni tra genitori e figli, si sviluppino invece tra i membri di una coppia, oppure tra figli e genitori o anche tra due fratelli. Ci chiediamo, pertanto, come affrontare nel gruppo questo tipo di interazione che vede uno dei membri di una coppia oppure il genitore sintomatico che si relaziona con il figlio o ancora la sorella che si rapporta con il fratello

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TraumaGruppo

Presentazione

La presentazione della Professoressa Stefania Marinelli introduce in modo essenziale il contenuto dell’edizione perciò vorrei aggiungere solo qualche pensiero a partire dalla mia esperienza personale legata alla Conferenza dell’Istituto di Analisi di Gruppo Rasztów di Varsavia e all’idea di fare questa pubblicazione per la rivista Funzione Gamma.
Prima di tutto vorrei ringraziare Professoressa Stefania Marinelli per aver accettato il nostro invito alla Conferenza di Varsavia, e per l’invito a partecipare a questa particolare e interessante edizione. La ringrazio da parte mia ma anche da parte degli altri partecipanti della Conferenza: Katarzyna Prot-Klinger, Maciej Zbyszewski e Tomasz Kudelski.

L’Italia è stata per anni per me ed è ancora un grande amore. Vedo in questo paese la bellezza, e amo la sua storia, l’arte, la diversità delle persone, la loro ospitalità e cordialità uniche.

Un vissuto personale

Negli ani 1995-1998 ho studiato la musicoterapia presso l”Istituto di Formazione di Musicoterapia (ISFOM) di Continua a leggere

TraumaGruppo

Presentazione del numero

In occasione della Conferenza organizzata nella primavera dello scorso anno 2017 dall’ “Istituto di Analisi di Gruppo Rasztòw” di Varsavia: Il desiderio di omogeneità e il conflitto(Pragnienie jednorodnosci a konflikt) presso la Biblioteca dell’Università, furono presentati e discussi alcuni nuclei tematici particolarmente vibranti e di notevole interesse per il lavoro dei gruppi, a partire dalla relazione di Maciej Zbyszewskisulla conduzione di gruppi omogenei con veterani di guerra, nella quale emergevano condizioni legate alla straordinarietà dei vissuti bellici e la difficoltà di trasformare i conflitti. I bisogni dei soggetti, puntualmente individuati, erano collegati a dimensioni cronicizzate di estraniazione dal contatto con la società civile e alla permanenza del ricordo traumatico; all’isolamento e alla perdita di discernimento dei valori comuni, connessa alla specializzazione settoriale delle relazioni belliche difficili da abbandonare.

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TraumaGruppo

Transiti della Violenza: condivisione e trasformazione del dolore nel lavoro analitico

Abstract

Il presente lavoro si propone di affrontare il tema della violenza dei legami attraverso la presentazione di tre casi clinici. Si partirà dall’analizzare un caso di psicoterapia di coppia. Seguirà un caso di psicoterapia di gruppo ed una vignetta clinica riguardante una psicoterapia di gruppo in Istituzione rivolta ad operatori socio-sanitari. Nei casi di psicoterapia

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TraumaGruppo

Violenza sociale e migrazione: l’emergenza delle tracce traumatiche in un gruppo Photolangage®

Abstract

In un contesto di violenza sociale e di grande precarietà, i flussi migratori contemporanei rimettono in questione i nostri dispositivi di cura e in particolare il setting individuale. La questione riguardante i potenziali traumi legati a una migrazione forzata ci confronta, inoltre, alla complessità del quadro clinico in contesto transculturale. Attraverso un dispositivo originale che prevede l’uso della mediazione delle immagini in un gruppo di richiedenti asilo, cercheremo di mostrare come il ricorso alla terapia di gruppo, da un lato, e alla mediazione fotografica, dall’altro, possa rivelarsi un apporto fondamentale per rilanciare i processi associativi e di rappresentazione degli affetti e fare emergere le tracce traumatiche sottostanti.

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TraumaGruppo

Accogliere il fantasma della morte e del dolore e avviarne la trasformazione emotiva in un laboratorio gruppale

Abstract

Un gruppo di psicologi psicoterapeuti impegnati in diversi servizi sanitari nella cura di persone con malattie somatiche gravi, letali o profondamente invalidanti, discutono di come questo lavoro richieda di confrontarsi con il dolore del limite, della perdita, della morte e con le risonanze emotive che questo evoca.

L’identificazione ai pazienti terminali o gravemente lesi nel corpo è un processo difficile: a volte spinge ad allontanarsi in modo difensivo, altre volte è talmente invasivo da ostacolare la presa di distanziamento necessaria per sviluppare una relazione terapeutica.

Altre fonti di difficoltà nel lavoro del terapeuta in questo ambito derivano dall’incertezza sulla prospettiva temporale e dalle possibili variazioni di setting che spesso è a domicilio del paziente.
Gli autori hanno costituito un gruppo di supervisione con un conduttore esterno, consapevoli che questo carico emotivo può bloccare la relazione terapeutica e lasciare nello psicologo un senso di pesantezza e impotenza. Nel corso degli anni gli incontri si sono trasformati da supervisone sui casi a “laboratorio emotivo”, dove il focus era posto sul

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EdipoGruppo

Dissoluzione dei confini e crisi identitarie in adolescenza nell’epoca della rete: un approccio duale/gruppale

Abstract

L’autore, dopo aver individuato le modificazioni psico-socio-strutturali conseguenti alla pervasività del virtuale, propone una lettura della costruzione identitaria adolescente a partire dai rischi provenienti dalla dissoluzione dei confini tipici dell’era digitale. A partire da alcune situazioni cliniche duali e gruppali viene sottolineata la necessità di una rivisitazione del setting psicoterapeutico per raggiungere gli adolescenti “iperconnessi” e potenzialmente “senza

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GruppoFamiglia

Presentazione del numero dal titolo “Famiglia, gruppo e psicoanalisi”

Questo numero è il seguito di uno precedente uscito ormai un anno fa e intitolato “Osservazione infantile e presenza analitica”. Il nostro percorso è quindi partito dalla riflessione silenziosa, non giudicante né interpretativa su un neonato e il suo contesto di cura e passa ora invece ad analizzare le possibilità di un lavoro terapeutico, attivo e co-costruito, con il gruppo famiglia.
Nel primo numero ci si chiedeva infatti cosa l’osservazione infantile potesse insegnare ad un analista in formazione e si sottolineava in particolare il fatto che questo percorso metta in contatto l’osservatore con delle quote infantili e arcaiche che sempre rimangono attive nella psiche e che è quindi bene mantenere a mente anche nel lavoro con gli adulti. Notiamo ora che la configurazione psichica familiare che viene esperita in fieri nell’osservazione infantile, rimane centrale anche nel lavoro terapeutico con le famiglie. Come e più dell’osservazione, infatti, il lavoro terapeutico psicoanalitico con il gruppo famiglia permette di raggiungere e comprendere la strutturazione originaria su cui la famiglia si regge, la matrice arcaica dalla quale il nucleo familiare è stato costruito e dalla quale si strutturano le individualità dei figli.
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GruppoFamiglia

Le terapie familiari psicoanalitiche

Abstract

Questo testo è un’introduzione alle terapie familiari psicoanalitiche, in un periodo in cui l’espressione terapia familiare è praticamente sinonimo di sistemica. Partendo dalla storia dei lavori psicoanalitici sulle coppie e la famiglia, i principali “organizzatori” della vita psichica familiare appaiono essere in particolare la “risonanza fantasmatica”, il “corpo familiare” e la “scelta del coniuge”. La descrizione del quadro, che racchiude il processo psicoanalitico familiare

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