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Fare gruppo nelle istituzioni

Fare Gruppo Nelle Istituzioni, Lavoro e psicoterapia di gruppo nelle istituzioni psichiatriche, a cura di Claudio Neri, Roberta Patalano e Pietro Salemme, edito da FrancoAngeli, è un libro di felice concezione, riuscito nel suo intento dichiarato di essere uno strumento pratico e veloce, […] una specie di manuale di falegnameria per chi voglia costruire progetti e mandare avanti attività di gruppo nell’ambito dell’intervento sul disagio mentale.
E se è vero che riuscire a scrivere un volume che sia utile nella prassi quotidiana è operazione tutt’altro che semplice, è pur vero che Fare Gruppo Nelle Istituzioni è uno di quei libri che offre più di quel che promette e che apre spazi di riflessione e pensiero intorno al “fare”.
Francesco Barale, nella sua prefazione attenta, puntuale e di ampio respiro umano e storico, non manca di segnalare che tra gli obiettivi principali esplicitati da Claudio Neri nell’introduzione, c’è che il libro sia vivo e utile. Né manca di segnalare come, giudicando dalla propria esperienza di lettore e di esperto, entrambi i risultati siano raggiunti.
Viene da chiedersi cosa renda così piacevole la lettura di questo volume, che pure tratta temi molto tecnici.
Quel che definisco “piacevole” ha l’immediatezza della sensazione che la parola evoca, ma anche una complessità che il termine non rende. Continua a leggere

EscherIstituzioni

Forme delle istituzioni. processi distruttivi e creativi

Abstract

Il contributo affronta diversi aspetti della vita delle istituzioni. Vengono messi in luce, attraverso un’analisi che si articola sia sul piano antropologico che psicoanalitico, aspetti contrastanti ma compresenti. Partendo dall’analisi del recente film The lobster, che descrive una condizione istituzionale rappresentante un’angosciante forma di distopia che favorisce vissuti individuali e gruppali di tipo conformistico e distruttivo, si propone un confronto con quelle forme istituzionali che, al contrario, si configurano in relazioni solidali e creative. Il lavoro propone una riflessione sulla relazione tra i contesti emozionali specifici nelle istituzioni di tipo psichiatrico, gli assetti costruttivi e distruttivi dei comportamenti rituali che ritroviamo in vari tipi di culture e le dimensioni psicodinamiche del gruppo.

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EscherIstituzioni

Le istituzioni nella scienza economica: il legame tra processi cognitivi e l’emergere di norme di comportamento

Abstract

La teoria economica ortodossa ha per lungo tempo sottovalutato il ruolo delle istituzioni nei sistemi economici e nei processi di cambiamento, focalizzando l’attenzione sugli stati di equilibrio e sui meccanismi che spontaneamente li determinano. Tali stati, una volta raggiunti, sono perturbabili solo attraverso interventi esterni (shock esogeni) e non, invece, per dinamiche che si sviluppano all’interno del sistema. Le istituzioni, in questo impianto teorico, sono funzionali per ottenere risultati efficienti ma non giocano alcun ruolo nel processo di cambiamento (North, 1990).

Per altro verso, l’approccio eterodosso all’economia, indirizzando la sua ricerca verso i processi attraverso cui emergono e si modificano le istituzioni, ha messo in luce la loro rilevanza nelle dinamiche sociali. Il fulcro dell’analisi istituzionale, quindi, cambia: non si parte dallo studio di istituzioni date e degli effetti che queste possono determinare sui sistemi economici, ma ci si concentra sull’individuo e sui processi cognitivi che lo caratterizzano, si indagano le dinamiche attraverso cui l’interazione fra agenti determina l’emergere delle istituzioni e su come queste ultime siano in grado, a loro volta, di evolvere e di innestare processi di cambiamento negli individui. Questo articolo si propone di introdurre il lettore a tale ambito di ricerca in cui i legami fra mente ed istituzioni diventano elemento essenziale nell’analisi del ruolo economico delle istituzioni stesse.

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CarnevaleQuaresima

Esercitare la leadership dal basso? Decisioni, responsabilità e creatività come dinamica di gruppo

Abstract

L’istituzione tende ad organizzare la persona attraverso modalità standardizzate e l’individualità diventa sacrificabile di fronte alle richieste organizzative dell’istituzione. Probabilmente i pazienti psichiatrici che necessitano di ospedalizzazione sono maggiormente sensibili a queste influenze coercitive.

Un tipo di autorità è “top-down” quando un gruppo abbastanza piccolo o un unico leader ai vertici della gerarchia dell’organizzazione prende decisioni e quelli più in basso devono eseguire. Per circa 50 anni si sono verificati nelle società occidentali tentativi di invertire questa struttura con quella che viene chiamata autorità “bottom-up”. La comunità terapeutica è stata uno di questi esperimenti, essendo destinata a un approccio diverso. Invece della totale abolizione di tutte le istituzioni psichiatriche, sembrava valere la pena sperimentare strutture e culture diverse.

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Festim

Presentazione del numero del journal telematico Funzione Gamma, sul tema de: Le differenti applicazioni del dispositivo del gruppo, all’interno di istituzioni cliniche, sociali ed organizzative (a cura di) Sabrina Di Cioccio

Qual è l’attualità della pratica con i gruppi, nel 70° anniversario della pubblicazione dell’articolo di Bion e Rickman, sull’esperienza tenuta a Northfield?

Quali sviluppi hanno potuto prendere avvio dalla portata pioneristica di quella ricerca, le cui basi furono gettate proprio a partire dal riconoscimento della scoperta freudiana, scoperta senza precedenti dell’inconscio?

Qual è ad oggi la costante che permette ai clinici delle più diverse formazioni specialistiche, di dialogare e dibattere sulle funzionalità di un dispositivo nato per far fronte alle difficoltà poste dal contenitore istituzionale?

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Festim

Perché la psicoanalisi nel tempo della povertà?

Abstract

Il gruppo psicoanalitico è caratterizzato da un lavoro auto-rappresentativo: tutto ciò che avviene nel gruppo è materiale per la messa in senso del gruppo stesso. Pensieri, affetti, espressioni somatiche, suoni, rumori, etc. tendono a formare un tessuto multidimensionale che con felice espressione, Francesco Corrao ha chiamato <<contesto autointerpretantesi>> (Corrao, 1979). In tal senso il gruppo non può che essere delimitato operazionalmente dal setting che ne stabilisce i limiti ma è al contempo in relazione dinamica con i livelli di realtà nei quali è immerso.
In questo lavoro tento di individuare alcuni momenti di fondazione del modello nato dalle esperienze di Bion per mettere in evidenza, nel caso di gruppi attivi in contesti istituzionali, l’importanza presente sin dalle origini, di una prospettiva di campo in cui l’atto clinico non sarà mai un’operazione tecnica avulsa dall’istituzione ma parte integrante di essa. Continua a leggere