“Senza legami, Libertà o necessità?”

a cura di Pasquale Romeo, (Armando Editore)

La parola “legame”, in psicoanalisi, si riferisce alle emozioni fondamentali intrinseche alla relazione tra due oggetti, siano questi animati (due persone, due parti di una persona) o inanimati (l’idea che il bambino ha del seno e il seno reale quale esperienza primaria, la parola e il significato), ognuno dei quali è in grado di agire e svolgere la propria funzione sull’altro. Nella concezione bioniana, per esempio, è proprio la funzione dei singoli oggetti a consentire il crearsi del legame e questo è alla base della formazione del pensiero, prima ancora che della strutturazione delle personalità individuali.

Pasquale Romeo ri-propone e ri-attualizza l’importanza che questo importante elemento assume nell’evoluzione psichica individuale, anche in età adulta, esplorandone e illustrandone sia le vitali valenze di confronto e crescita sia le funzioni potenzialmente patologiche, le quali ultime possono derivare dall’impossibilità a vivere il legame, per esempio, o, ancora, dal suo eccessivo bisogno (dipendenza).

Più nello specifico possiamo dire che il libro esplora l’importanza dei legami e la loro validità andando a riscoprire, nel mondo frenetico e immediato di oggi, un valore che è sempre esistito: l’altro e la sua importanza.

Il testo di Pasquale Romeo inizia con una famosa canzone di Franco Simone che segna l’incipit e contiene tutto il testo “E nel buio e nel silenzio, le radici del mondo danno origine al mio mondo”.

In questo lavoro il Dr. Pasquale Romeo, psichiatra e psicoterapeuta, affronta il problema dei legami affettivi da una parte speculare rispetto ad uno dei suoi primi libri “Soli Soli Soli”.

Il legame rappresenta un momento principe nell’esistenza umana; nasciamo legati al cordone ombelicale e da questo ci rescindiamo dopo la nascita. Però in realtà il cordone rimane virtualmente legato per molti anni dal momento che siamo gli unici mammiferi che per tanto tempo siamo bisognevoli di cure e di affetto: camminiamo dopo più di un anno e riusciamo a nutrirci da soli dopo parecchi mesi.

“L’altro” perciò nelle sua figura simbolica diventa indispensabile ed il nostro volo nella vita dipende dalle nostre capacità di saper vivere i legami in modo leggero, che non significa in modo superficiale.

Il legame oggi non è che una faccia spensierata, autonoma e libera della solitudine. La profondità del legame è riuscire ad ammettere di non poterne fare a meno.

“Come ci fa sorridere il candore della colomba convinta che volerebbe ormai meglio se non ci fosse a frenarla la resistenza dell’aria, che le consente di trasformare in volo il battere delle ali”, dice Carotenuto, psicanalista junghiano, così i legami e “l’altro” ci consente di volare con la sua resistenza, ed è questo l’elemento su cui fa leva la nostra crescita.

Naturalmente un legame per essere maturo deve avere la giusta distanza, come bene illustra la metafora di Schopenhauer sui porcospini. Così si legge nella famosa allegoria: “…una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinse vicina, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, i porcospini sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finche non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”.

Alcune considerazioni ci inducono a pensare che una probabile nuova sfida che il paradigma del legame dovrà affrontare sarà il passaggio – o il confronto – da una base di partenza inizialmente individuale ad una spiegazione delle dimensioni intersoggettive. In questo senso questa tematica si presenta come un territorio ricco di nuovi spunti sia sul piano epistemologico, sia sul piano di strumenti adatti a cogliere il rapporto tra intrapsichico ed interpersonale.

E’ pertanto interessante riprendere alcune parti significative di questo lavoro per stimolare delle riflessioni.

La piuma trattenuta dalla rete, basterebbe l’attesa di una folata di vento per farle prendere la giusta distanza dalla corda e liberarsi da quella “prigione”. E’ questa l’immagine di copertina del saggio “Senza Legami – libertà o necessità?” di Pasquale Romeo, in un certo senso esemplificativa del testo. Autore dei saggi “Soli soli soli”, “Amore e caos”, “Tra scienza e società”, “Ment-ire”, “Tradire, l’altra faccia dell’amore”, stavolta Romeo, partendo da una serie di domande, chiarisce il concetto di “legame” nei rapporti umani siano essi affettivi o propriamente d’amore. “Il libro esplora l’importanza dei legami e la loro validità”- mi spiega Romeo – “andando a riscoprire nel mondo frenetico e immediato di oggi, un valore che è sempre esistito: l’altro e la sua importanza”. “Senza legami” dedica tre capitoli alle origini del legame, alla pluralità dei legami ed a Nichilismo, dipendenze e patologie. Un excursus rapido e gradevole che, dal legame originario col proprio sé, conduce ai legami impossibili, fino a quelli patologici che scaturiscono nella dipendenza. Spesso il legame viene considerato una condizione soffocante e dannosa “viene confuso con la catena o con il legaccio, e questo spiega quanto sia difficile riuscire a stabilire la giusta distanza all’interno della relazione”. I legami diventano momento di confronto e di crescita per l’individuo: “tentiamo di disfarcene perché impegnativi e gravosi, ma allo stesso tempo la ricerca della leggerezza ci porta ad eliminare tutto ciò di cui si necessita, dimenticando che senza i legami non esistiamo e andiamo alla deriva”, scrive l’autore che alterna le sue riflessioni con la narrazione di episodi e situazioni-tipo vissute dai suoi pazienti. Nel saggio non mancano richiami alla filosofia e alla letteratura. Alle origini del legame in letteratura l’autore dedica una rivisitazione in chiave psicologica di opere letterarie contemporanee “riconducibili alla nostra condizione umana in quanto esprimono attitudini tipiche del nostro tempo”. Sfilano così i due clochards Vladimir e Estragon, il ricco Pozzo e il suo servo Lucky di “Aspettando Godot” di Beckett, opera aperta a varie interpretazioni ed i cui punti focali sono l’assenza e l’attesa. “L’assenza di qualcosa o qualcuno, ci assolve ad un grande anelito, proprio della nostra esistenza” scrive Romeo, e “Godot è un enigma, un mistero, come le nostra vita”. Anche il chirurgo Tomàs che con le donne intrattiene “amicizie erotiche” e la bella Tereza, “una donna in fuga”, esprimono la natura dei legami in modo esplicativo nel romanzo di Milan Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Paura, abbandono, libertà, dipendenza, debolezza, desiderio, timore, muovono la nostra quotidianità e ne condizionano le scelte. Scelte ed obiettivi che con determinazione tenta di raggiungere il pescatore cubano Santiago, protagonista di “Il vecchio e il mare” di Hemingway. Fino a che punto però lottare, mettersi in gioco, raggiungere la meta prefissata ha un senso? E infine la condizione di Ulrich, l’uomo senza legami del romanzo “L’uomo senza qualità” di Robert Musil. La nostra società è dunque mutevole e veloce nei rapporti umani “ed i legami presenti, quelli che può fornire internet ad esempio sono labili, superficiali, lenti e soprattutto tanti ma mutuabili”. Ciò porta a sostituire, alternare, bruciare presto i nostri legami lasciando fuori il sentimento. Ma ci si può dimenticare di un legame? “Pensare che i legami non esistono o che le persone possano essere dimenticate o accantonate come un oggetto è forse l’errore più grave che possa commettere” – risponde Romeo – “le persone continuano ad esercitare il legame dentro di noi anche quando non ci sono più ed il legame non dipende dal mondo esterno ma probabilmente dal nostro mondo interiore”.