Le viscere della mente

Ritengo  che l’aspetto più interessante del libro siano i tanti casi clinici riportati, in cui Antonino Ferro  ci mostra come lavora, lasciandosi andare alle fantasie e alle immagini che gli vengono in mente, andando oltre il significato più ovvio, anche se vero, rendendosi libero a racconti e immagini sempre nuove.

Segnalo , di seguito  i concetti più significativi del testo.

L’Autore sostiene che la “regola fondamentale” potrebbe essere sognare la sensorialità, per essere sempre più a contatto con l’inconscio. La capacità di réverie dell’analista è la sua capacità di trasformare in immagini le quote di sensorialità provenienti dalla situazione e dall’atmosfera analitica. Continua a leggere

SENSIBILIA 5 La vergogna / The shame

A CURA DI:Emanuele Antonelli; Manrica Rotili

Mimesis editore

Il libro è costituito da venticinque articoli di autori diversi che riflettono sul vissuto del sentimento della vergogna dal punto di vista filosofico, antropologico, letterario, artistico, politologico, psicoanalitico e religioso.
Tutti gli scritti evidenziano la natura relazionale di questo sentimento, che coinvolge lo spazio del sé e quello pubblico: la vergogna, infatti, è sempre legata allo sguardo altrui. Come sottolinea A. Ialenti, la parola proviene dal verbo latino vereor, che significa  “provare un timore rispettoso” ed è, quindi, connessa al riconoscimento di un altro. Tale significato appare in linea con quanto sostenuto da H. Kouth, secondo il quale la vergogna è il contrario dell’occhio scintillante di una madre che guarda il figlio. Anche Lacan, citato da F.Cimatti, sostiene che è attraverso la mediazione dell’Altro che è possibile accostarsi alla propria soggettività. Continua a leggere

“Emergenze borderline. Istituzione, gruppo, comunità”

a cura di Cono Aldo Barnà e Giuseppe Corlito. Franco Angeli editore 2011

Il libro, a cura di Cono Aldo Barnà e di Giuseppe Corlito, è il risultato di una ricerca effettuata da un gruppo di lavoro del Dipartimento di Salute Mentale di Grosseto, nato come gruppo di supervisione sulle patologie borderline. Il testo è costituito dai contributi dei componenti del gruppo ed evidenzia come una supervisione decennale con uno psicoanalista è riuscita a far diventare più affiatato e omogeneo un gruppo e a mobilitare le capacità di cura dei vari operatori. La patologia borderline comporta reazioni emotive molto forti e divisioni nei gruppi di cura. Il riunirsi con un supervisore esterno ha aiutato a superare le difficoltà interne e ha portato a convogliare le energie in un progetto comune. Il clima affettivo costituitosi nel gruppo di lavoro e lo studio condiviso degli scritti della letteratura nazionale e internazionale sulla patologia borderline hanno permesso lo svilupparsi di un modello comune, malgrado la formazione diversa dei vari operatori. Questi sono così riusciti a sopportare pazienti frustranti e attaccanti; questa patologia è diventata fonte di ricerca ed è stato messo a punto un modello di lavoro utile per tutti i pazienti del servizio. La supervisione del gruppo di lavoro, condotta da uno psicoanalista, ha permesso la ricostruzione psicogenetica del disagio dei pazienti e l’ elaborazione delle dinamiche interne al gruppo stesso. Come sottolinea Barnà, c’è sempre una doppia richiesta che viene fatta da un gruppo di lavoro ad un supervisore: migliorare la comprensione del caso e risolvere le dinamiche conflittuali del servizio.

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GruppoRito

Introduzione al numero su “Gruppo e Rito”

Il piccolo gruppo psicoanalitico è esso stesso un rito che contiene le angosce individuali, consente di affrontarle nel gruppo, fornisce un’appartenenza e una possibilità di mutamento. Un paziente diceva, rivolto ai compagni, “noi non siamo sfigati, abbiamo il gruppo”. Il rito è accentuato dalla dimensione gruppale. L’appartenenza al gruppo consente di recuperare la propria storia infantile, di condividerla, anche quando è drammatica. In un gruppo il racconto di abusi sessuali subiti fu preceduto da un sogno in cui la paziente era nuda, sotto il cappotto, e commentando il sogno disse: “ora ci spogliamo tutti”. Le esperienze simili degli altri fanno sentire più umani, il rispecchiamento del gruppo, moltiplicato dai vari componenti, consente di sentirsi riconosciuti e con un valore. Le carenze vengono viste come riparabili, il gruppo fornisce l’esperienza di oggetto-sé, cioè la funzione di sostegno al sé, che era stata insufficiente.

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