René Kaës – Lezioni Romane – Lezione Del 11/11/1999

a cura di Stefania Marinelli, Sergio Stagnitta, Walter Iacobelli, Marco Tramonte, Raffaella Di Donato

Lezioni tenute presso la Facoltà di Psicologia Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Cattedra di Teoria e Tecniche della Dinamica di Gruppo (prof. Claudio Neri)

Claudio Neri : Quella di oggi è una lezione molto importante non soltanto per i suoi contenuti specifici, ma anche per la strategia che propone perché attraverso il concetto di alleanze inconsce noi passiamo da una visione del gruppo semplicemente riunito in quella certa stanza, ad una visione di un gruppo che può essere anche nello spazio, ma anche nel tempo, un gruppo formato da persone che appartengono a generazioni diverse, un gruppo di un’istituzione con persone che hanno compiti diversi, quindi il concetto di gruppo di cui parleremo oggi, che parte dal considerare le alleanze inconsce, ci porta a considerare dei gruppi che non sono più limitati tanto dallo spazio e dal tempo, di cui evidentemente le nozioni i concetti che sono stati estratti lavorando, nel laboratorio del piccolo gruppo a finalità analitica sono centrali, sono importanti, ma che trovano una serie di applicazioni in altri gruppi. René Kaës riprenderà brevemente il concetto che ha esposto ieri di apparato psichico gruppale e poi ci esporrà la nozione di alleanze inconsce.

René Kaës : Con questo schema tenterò di esprimere la posizione del soggetto all’interno del gruppo. Un bambino è picchiato, a partire dalla traduzione francese, nella quale la frase diventa impersonale attraverso “on” che significa “si”, e metto in relazione le diverse posizioni che i soggetti possono prendere all’interno del gruppo. In questa traduzione si mette in evidenza la posizione attiva e passiva di due persone A e B. Possiamo aggiungere altri elementi a partire da quello che Freud propone a partire da questo fantasma, e poi possiamo anche introdurre la posizione di un osservatore. Evidentemente si tratta di una scena intrapsichica che comporta dei riposizionamenti, significa la posizione all’intemo del gruppo per esempio Solange o Anne Marie possono posizionarsi all’intemo del gruppo nel momento che appare un fantasma organizzatore. Io proverò a dimostrare come la struttura del gruppo, che ho presentato ieri può essere rappresentato attraverso la formula generale contenuta in questo schema. Quando predomina questo tipo di organizzatore nel gruppo, la maggior parte dei membri di un gruppo prenderà un posto particolare, e intratterrà con gli altri una relazione del tipo A B X, in una posizione attiva o passiva, a partire dalla comprensione della clinica mi è sembrato che era presente una formula, un organizzatore, che poteva rendere conto della posizione di ognuno all’interno di un gruppo, in seguito questo organizzatore si trasformerà, per esempio il fantasma che Mare porta potrebbe essere: un padre minaccia un figlio, e si presenta nel gruppo con questa organizzazione difensiva del fantasma: esiste un padre ideale che mi riparerà da questa minaccia; vorrei sottolineare che Mare viene al gruppo con questa domanda, che si era già presentata in un gruppo precedente, un padre mi ha minacciato tramite una interpretazione selvaggia e viene in questo gruppo per cercare la riparazione e via via che il gruppo si sviluppa scoprirà quale è la sua posizione rispetto al suo fantasma personale e rispetto al fantasma secondario. Ogni membro del gruppo viene al gruppo con delle attese, con un scenario fantasmatico, con una certa organizzazione dell’immagine corporea, con una struttura dell’insieme di tutte queste identificazioni, con un tutta l’organizzazione del proprio apparato psichico e nel gruppo si manifesta a partire da una persona da un organizzatore che funziona da attrattore delle rappresentazioni psichiche, delle angosce, dei fantasmi, degli altri membri del gruppo. Abbiamo qui la formula generale del gruppo che riguarda l’organizzatore fantasmatico, questa formula generica sviluppa tutte le possibilità psicologiche, ognuno privilegia solo una parte di questo insieme generico, quindi è una formula secondaria che riguarda tutti i partecipanti, la formula personale di ogni partecipante è guidata dalla formula generica. Questa formula generica che è costruita dall’insieme del gruppo, costituisce la nozione di fantasma condiviso, ognuno ha la sua formula personale che ho indicato in rosso, stacca alcuni elementi che costituiscono l’organizzatore del gruppo, per esempio un soggetto S si posizionerà, privilegiando la posizione dell’osservatore, il soggetto B privilegerà la posizione B dell’insieme, si può dire dunque che il fantasma è l’organizzatore dei posizionamenti inconsci dei soggetti nella scena del gruppo, il fantasma ha dunque la struttura di un gruppo interno, ed è quello di cui parlerò domani.

L’apparato psichico gruppale è un apparato di legame, e trasformazione, trasforma formazioni intrapsichiche legandole tra loro, crea una realtà psichica specifica del gruppo.

Per introdurre la questione delle alleanze noi abbiamo piuttosto l’abitudine di considerare i legami come scene, come catene, questo schema descrive delle strutture di legame che sono multiple, non dice molto sugli spazi condivisi, descrive piuttosto delle interazioni. Un altro modo di rappresentazione è la topologia di Elair, un filosofo che ha fondato la teoria degli insiemi, si tratta dunque di mettere in relazione due spazi identificando le zone comuni, si possono vedere delle zone che sono proprie ad ogni soggetto, possiamo immaginare che tutti gli spazi comuni sono costituiti dagli spazi privati, che tutta la mia vita psichica è identificata a quella del gruppo a tal punto che posso rappresentarla, posso pensare di rappresentarla, e tutto quello che succede al gruppo è qualcosa che arriva a me, in maniera reciproca. Questo è uno schema più complesso, possiamo avere dall’integrazione di tre persone tutte le combinazioni possibili, distinguo gli spazi parzialmente condivisi, e qui nel centro lo spazio totalmente condiviso, e poi c’è uno spazio del gruppo dove non c’è legame tra queste persone.

Le alleanze inconsce si situano nelle zone di cui parlavamo poc’anzi, tra tre persone ci sono varie alleanze possibili, ci sono poi delle alleanze tra queste tre persone e gli altri che costituiscono il gruppo. Vorrei dirvi ancora qualcosa che riguarda la storia della psicoanalisi. C’è un episodio molto interessante che il riguarda la pratica di Freud all’inizio del suo percorso. Sapete che ha analizzato delle isteriche e che la posizione di Freud rispetto alle isterica è una posizione di attrazione, di fascino e di difesa, egli aveva un amico che si chiamava Fliess, e quest’ultimo ha una teoria che rappresenta la vita sessuale, egli pensa che la sede della vita sessuale si trovi nel naso, il naso è sia un organo prominente quindi maschile, sia un organo bucato quindi femminile, ed è per questo che i genitori non sono contenti quando i figli si mettono le dita nel naso. Freud ha qualche difficoltà con una paziente di nome Emma Ekstain e ha appena scoperto che quello che è importante nella vita delle isteriche è la loro vita inconscia, e che il trauma che hanno potuto vivere non è necessariamente reale, e questa è una grande scoperta della teoria e della clinica. Fliess dice a Freud che bisogna operare Emma, e allora Freud per far piacere a Fliess, ma anche perché questa prospettiva lo accomodava, poteva ottenerne ottenerne dei benefìci, perciò si mettono d’accordo per operare al naso Emma.

Nell’operazione Fliess dimentica diversi centimetri di garza. Una volta ricucito il naso questo sanguina e si infetta. Freud scrive a Fliess per domandargli cosa sta accadendo, e quest’ultimo gli risponde dicendogli che per quello che concerne il sanguinamento del naso tu non sei responsabile: è l’isteria di Emma che è ancora attiva, questo discorso soddisfa Fliess in questo modo Emma continua a restare aperta tra i due uomini e continua a soffrire, non mi soffermo sui dettagli, la fine della storia è interessante. Freud fa un réve che intitola l’iniezione fatta a Irma, questo è la rappresentazione di un insieme di fantasmi, relativi al corpo della donna, relativi. All’infezione, che si rappresentano in diversi modi tra i quali la rappresentazione sessuale, Freud elabora questo sogno e identifica la propria posizione di fronte ad Emma, si libera dall’alleanza che aveva concluso con Fliess per non saperne niente, della sua azione di investigazione nel corpo della donna, della sua aggressione rispetto al corpo femminile e dell’alleanza omosessuale conclusa con Fliess, l’uscita per Fliess è diversa, non elabora quello che lo ha condotto a fare l’operazione a Emma, ma si sente sempre più perseguitato fino a rompere con Freud, da un lato abbiamo la nascita della psicoanalisi, dall’altro abbiamo la separazione che lascia Fliess al suo piccolo delirio. La mia tesi principale è che tutto il lavoro psicoanalitico, di invenzione della psicoanalisi, poggia sul disvelamento delle alleanze inconsce, che si costituiscono per “non saperne niente” di sé e dell’altro, e l’altro vi aiuta in questo, potremo mostrarlo con altri esempi riguardanti l’invenzione della psicoanalisi, ma potremmo mostrarlo ugualmente attraverso l’analisi delle alleanze inconsce tra il paziente e l’analista. Adesso vorrei dimostrarvi come all’interno di un’istituzione di si è costituita questa alleanza. Si tratta di una équipe di curanti in un centro ospedaliero diurno che si occupa di pazienti psichiatrici adulti. Ho portato avanti, durante diversi anni, un incontro settimanale con questi curanti, ascoltandoli e assistendoli nell’elaborazione della loro pratica. La seduta comincia, come spesso da mesi, con un silenzio lungo e pesante. Ognuno guarda gli altri furtivamente e ripiega la sua testa “all’indentro”, verso il “vuoto del loro pensiero”, diranno alcuni. Un infermiere chiede, in modo molto aggressivo, se si ha l’intenzione di continuare a dormire così, mentre i malati soffrono. “Perché continuare” commenta il terapista della psicomotricità, in un momento di depressione nel quale si trova da diverse sedute, “non siamo più in un ospedale di giorno ma di notte, dormire, questo è il regime giornaliero da più di quindici giorni, tutti dormono, come dei cronici”. Un infermiere si lamenta sul fatto che ci sono troppi malati: “veramente troppi, dice, e ce n’è più di qualche d’uno che farebbe meglio a scomparire!”

La violenza di questo augurio di morte che riguarda sia il medico-capo che i malati, rinforza il silenzio e fa sì che ognuno si rinchiuda nella propria “bolla”. Faccio notare che da qualche tempo ci sono state varie assenze alle sedute: “Si, dice l’infermiera che si era dimostrata preoccupata all’interessamento dei malati, ci sono stati dei lassismi da parte dei curanti: alcuni colleghi, sui quali non si può contare, spariscono con vari pretesti e altri se la svignano al punto da innervosire i malati”. In molti raccontano che il giorno prima uno di loro ha schiaffeggiato una curante. Chiedo cosa sia successo nell’équipe: “Contrariamente alla regola abitualmente applicata, il fatto non è stato punito, non c’è stata esclusione momentanea dell’aggressore”. Perché questa derogazione? “Non è intervenuto nessuno, ci sentivamo veramente male, paralizzati e in ogni caso ci sentivamo vagamente in colpa per l’accaduto”. Più tardi diranno che non hanno potuto fare altrimenti che lasciar fare. Si ristabilisce il silenzio e il marasma si prolunga, alcuni lasciano temporaneamente la sala senza dire niente: sottolineo le partenze, ricordo le “scomparse” evocate, l’acting, il silenzio, i silenzi e gli auguri di morte. Alcuni sono sollevati dal fatto che ho detto qualcosa a proposito delle scomparse ma si accorgono di non avere nessuna idea in proposito (è il vuoto) e che non possono fare nessuna associazione nel momento in cui evoco “l’augurio di morte”. Rinuncio a spiegare e domando loro se c’è un’altra scena che ha attirato la loro attenzione o che in quel momento ricordano, perché forse potrebbe servire a chiarire quello che stava accadendo (l’uscita dalla stanza e lo schiaffo). Ben presto compare, con una certa sorpresa, un episodio che molti di loro avevano dimenticato: tre settimane prima, col permesso dei curanti, fu organizzata per i malati una specie di cerimonia di fidanzamento tra una malata che “detta legge” e un altro molto sottomesso. I curanti avevano accettato l’iniziativa ma alla sola condizione che si trattasse di un gioco. Ognuno sottolinea l’aspetto molto spettacolare della “cerimonia”, ma anche il fatto che il gioco non era per niente uno, dato che i due interessati hanno immediatamente confermato la loro intenzione di “mettersi insieme”. La conseguenza m la comparsa di turbamento e eccitazione, la cerimonia si trasformò in un miscuglio inquietante di carezze e di colpi tra i due “fidanzati”. Immediatamente dopo la fidanzata è scomparsa e l’hanno cercata per una buona parte della giornata. Dopo di che, non si è più parlato di ciò che in quel giorno accadde. Noto che si tratta esattamente di una scomparsa e che si tratta della fidanzata. Questo potrebbe dir loro qualcosa? I partecipanti tornano a parlare di ciò che è stato detto all’inizio della seduta: le scomparse desiderate di alcuni malati, il pensiero che il capo del servizio sarebbe stato forse assente a questa seduta, le scomparse agite nel corso della seduta. Un infermiere allora dice che la scomparsa della fidanzata gli ricorda la scomparsa violenta della coppia che c’era nel momento in cui era nata l’istituzione: l’uomo era morto in un incidente poco tempo prima la creazione dell’ospedale, la donna, che era stata scelta dal fondatore, era andata via, quando l’unità di cura aprì, senza dare spiegazioni e nessuno ne aveva avuto più notizie per tanto tempo. Nessuno ha più parlato di questi due morti e i più giovani non ne sapevano niente.

Il ritorno di questi fantasmi, insieme ai fantasmi di morte sul medico-capo e sui malati (i suoi oggetti invidiati) deprimeranno ancora per un certo tempo i curanti. Il lavoro di elaborazione seguirà più o meno il seguente percorso: dico loro che se è vero che i malati soffrono del non coinvolgimento dei curanti, dei loro diversi modi di sparire, è vero anche che i curanti non soffrono meno dei malati. Ecco ciò che prima di tutto doveva essere riconosciuto. Le ingiunzioni super-egoiche da “svegliarsi” non avevano altro effetto che quello di rinforzare la loro apatia, cioè la loro protezione verso la sofferenza. Ma doveva anche essere riconosciuto il loro bisogno di ripiego nel sonno, evocatore per alcuni dell’ultimo sonno del fondatore e del silenzio della co-fondatrice.

Detto e ascoltato questo sarà possibile parlare delle due scene che i curanti hanno lasciato accadere: quella dello schiaffo e quella del fidanzamento. La maggior parte di loro esprimerà il fascino provato di fronte a queste scene, lo stupore rispetto alla scomparsa e la paralisi del loro pensiero. Proporrò loro le idee di esprimere un certo numero di significati rispetto ad una scena per loro, contemporaneamente, angosciante e affascinante, attraente e repellente e di mettere in atto dei dispositivi di occultazione di senso attraverso le difese inerti. Tutti diranno di essersi sentiti inesplicabilmente impediti a penalizzare lo schiaffo e nello stesso modo impediti a distinguere il gioco dal valore rituale che la cerimonia stava assumendo: tutto era accaduto come se si aspettassero un attacco, forse la sanzione di una vera-falsa promessa di matrimonio, di cui erano i testimoni e i destinatari.

La scena della fondazione, per molto tempo rinchiusa nel silenzio e colpita da idee di morte e di scomparsa, è stata trasformata in uno scenario portatore del motivo del loro profondo smarrimento e della loro incertezza sull’essere desiderati, nel momento della ridefìnizione del progetto fondatore. Questa trasformazione rende adesso intelligibile la loro condotta: hanno permesso all’enigma dell’origine cancellata di mettersi in scena, per preparare il recupero del significato. La prossimità col significato inaccettabile li immergeva nel marasma e nella confusione. L’analisi si svolse sulla base di ciò che i malati e alcuni curanti avevano agito. Ognuno prendeva parte a questi acting per il benefìcio che ne traeva, nello stesso modo dei curanti che li lasciavano agire; ognuno trovava il proprio interesse associato a quello degli altri.

Tuttavia, un’idea permise di precisare la portata di questa alleanza, una volta divenuta sufficientemente preconscia: ciò che i malati agivano da parte loro era destinato anche a richiamare un significato nei curanti. Questa idea permise di capire il motivo per cui questi ultimi resistevano ad ascoltare i malati: i secondi si aspettavano dai primi che si coinvolgessero di nuovo nel contratto di cura che li “fidanzavano” insieme.

In ogni modo, restava da capire quello che aveva messo in pericolo la fiducia. Questo momento di lavoro con l’équipe si prolungherà ancora per qualche mese su questo problema. Nel corso di questo lavoro, l’analisi dei loro tranfert su di me ha permesso di evidenziare ciò che era alla base della loro violenza verso il medico-capo, sostituto usurpatore della coppia d’origine. Si trattava di tornare al momento in cui l’atto di fondazione si era in qualche modo de-simbolizzato e si era ritrovato preso nella ripetizione della scena mortifera delle origini: ciò che rendeva incomprensibili i fenomeni di tutta questa fase di violenza anarcoide, nella misura in cui si condensavano il desiderio di morte dell’usurpatore, tutte le figure del padre, la ricerca disperata di un totem capace di ristabilire l’ordine simbolico e il patto dei fratelli.

Solo alla fine di questa analisi fu possibile scoprire ciò che rimaneva sconosciuto nella loro domanda iniziale verso di me: dovevo rifondare l’istituzione e restare con loro per l’eternità. Solo dopo, abbiamo potuto separarci. Grazie a questo esempio, possiamo reperire questo tipo tenace di resistenza che oppone agli sforzi dell’analisi le alleanze inconsce narcisistiche, perverse o denegative nelle quali possono trovarsi gli psicoterapeuti e alcuni dei loro pazienti. Alcune situazioni terapeutiche sono interrotte per salvare il coinvolgimento dell’uno o/e dell’altro nell’alleanza che li tiene sottomessi, ma di cui l’analisi è per loro più pericolosa dell’alienazione di cui pagano il prezzo.

Il day hospital è incluso in una istituzione, e questa fa una domanda precisa al day hospital, la coppia fondatrice fa parte di una istituzione, ed è in rapporto particolare con il successore, che appartiene sia all’istituzione che al day hospital, cercherò di mostrarvi le relazioni che esistono tra il medico capo i curanti e i pazienti, attraverso la coppia fondatrice, a proposito della quale i curanti e i pazienti hanno messo in atto le loro emozioni, rispetto alla scomparsa della coppia fondatrice stessa, cerco dunque di mettere in evidenza una tripla alleanza, tra i curanti, il medico capo e l’istituzione, tra i curanti e i pazienti, tra i curanti, il medico capo e me. Alla fine dell’analisi, cioè del lavoro analitico svolto con l’équipe dei curanti, il fantasma organizzatore della loro domanda verso di me, si manifesterà grazie all’analisi delle alleanze, ed è questa situazione che mi ha fatto ricordare la storia di Freud e di Fliess.

Claudio Neri : Quello che René ci ha portato con questi schemi che sono tra l’altro belli molto colorati molto disegnati, una embricazione grafica di due serie di pensieri, il primo pensiero rimanda ai modelli di rete, quindi al modello per esempio che ci ha proposto Foulkes, o al modello del sociogramma che ci ha portato Moreno, il secondo, molto interessante che rimanda a Eurleo ed al concetto di insiemistica sono degli schemi spaziali i cui in certe zone di spazio sono sovrapposte, io credo che questa embricazione sia particolarmente interessante perché evidentemente i concetti di rete ci possono dare più conto di quelli che sono legami interpersonali, mentre l’insiemistica ci possa dar conto di quello che è anche più indifferenziato meno legato a delle singole persone. La terza linea che Kaës ha sviluppato adesso, che ha sviluppato non con uno schema ma con una narrazione è una linea storica, è l’asse del tempo, quindi potremmo avere uno schema complessivo di una situazione di una istituzione in cui vi è una serie di relazioni interpersonali, ci sono una serie di spazi, delle aree condivise, e poi vi è una storia fondatrice, una storia fantasmatica dell’istituzione. Io credo che questo modello sia molto utile ad esempio per spiegare, qui credo che ci sia anche tutta la tradizione francese di storiografia che emerge, per esempio sarebbe interessante di capire perché sino ad un certo momento i re di Francia avevano il potere di guaritori, erano così investiti di aspettative salvifìche che con il tocco della mano potevano curare le pustole, da noi più che i re abbiamo le madonnine che piangono e altri tipi di santi locali, ma credo che il fenomeni sia lo stesso quello di un forte investimento carismatico, allora sarebbe interessante di capire per esempio la storia di un’istituzione che ci ha portato René Kaës anche dal punto di vista di un’istituzione in cui ad un certo punto viene persa questa capacità guaritrice quindi le persone, l’istituzione perdono il proprio senso di appartenenza rispetto a quella che è la finalità dell’istituzione e cadono nella confusione o nella conflittualità reciproca.

René Kaës : Ci effettivamente tre tradizioni che sono presenti nella mia analisi, è presente anche una quarta che in qualche modo è più nuova, che indaga sulle condizione nelle quali si verifica la rimozione, le condizioni legate all’insieme intersoggetivo, che cosa bisogna rimuovere per stare insieme, in che modo ciò che è rimosso ritorna nel legame, e questa è una tradizione che è legata alle ricerche psicoanalitico sul gruppo ma anche sulla famiglia. Questa esperienza clinica mi ha fatto lavorare molto, e una parte del lavoro ha riguardato le alleanze inconsce, ma possiamo fare altre letture di questa esperienza, ad esempio in che modo si trasmette da una generazione all’altra un segreto, non si tratta solo di fare silenzio insieme ma è anche fare silenzio sul passato. Una terza lettura mi ha molto interessato ed è quella che riguarda la violenza, dove è possibile lavorare su tre forme di violenza che sono qui in atto : tutta la violenza che riguarda la fondazione, è una violenza che è inerente a tutti gli atti della fondazione, esiste nella fondazione di un’istituzione sempre qualcosa che si desidera per gli altri, un gruppo che desidera e decide per altri, è una certa violenza, ma senza questa violenza fondatrice, nessuna creazione si può fare, un’altra forma di violenza è il non riconoscimento della violenza fondatrice, in questo gruppo era particolarmente difficile perché è successo qualcosa di violento a coloro che desideravano violentemente, la terza forma di violenza è quella dell’elaborazione e interpretazione, quello che si aspettavano da me è che io prendessi il posto del fondatore per l’eternità, in modo tale da non vivere più la violenza, ed io stesso ho fatto alleanza con questa idea, non potendo pensare prima della scena dello schiaffo e del fidanzamento ciò che era in gioco nella loro domanda, c’è della parte del terapeuta o tra colui che entra in un’istituzione un’alleanza che mantiene l’inconscio contenuto nella domanda, da tutte e due le parti vogliamo stare insieme ma “di questo non si parla”, tutte le istituzioni tutte le coppie, tutte le famiglie hanno questa formula, e il modo che permette di vivere meglio è “di questo non si parla”, ma a queste condizioni si può parlare di altro e forse un giorno sapere di cosa volevamo parlare