Articoli

Freud, Bion, Matte Blanco, Corrao e l’arco di Filottete

di Salvatore Sapienza e Alessandra Tenerini

ln “Freud, Bion, Matte Blanco, Corrao e l’arco di Filottete” Salvatore Sapienza e Alessandra Tenerini ci offrono un testo di notevole originalità che presenta una ricca ed articolata riflessione sul mito e sul suo utilizzo nella psicoanalisi duale e di gruppo.

Il titolo del libro convoca il parallelismo freudiano tra l’arco di Filottete, indispensabile per la conquista della città di Troia e la psicoanalisi come strumento per la conoscenza dell’inconscio. Il testo sottolinea la rilevanza e il valore del mito come forma del pensare la realtà. Le narrazioni mitiche, secondo gli autori, custodiscono infatti elementi strutturali della psiche, raccontando passioni, desideri, emozioni al di là del luogo e del tempo. Coinvolgendo ogni individuo e ogni collettività.

I padri fondatori della psicoanalisi vengono proposti nel testo per uno “scambio di oggetti mentali”. Il testo infatti ha l’intento di mettere insieme quattro esploratori della psicoanalisi, Freud, Bion, Matte Blanco e Corrao, attraverso la trama del mito rivolgendosi ad esso come ad un ponte, per connettere il pensiero conosciuto all’ignoto in via di essere scoperto, così come fece in origine la stessa psicoanalisi. Continua a leggere

L’imperfezione dell’identità, riflessioni tra psicoanalisi e antropologia

di Alfredo Lombardozzi
Edizioni Alpes 2015

In questo volume è possibile trovare riflessioni e approfondimenti in equilibrio su una linea di confine che congiunge, non separa, psicoanalisi e antropologia. Arricchendo l’una con l’altra, Lombardozzi istilla proprio questa possibilità; che il tema in questione, l’identità (così attuale!), nell’imperfezione trovi una qualità in transito, piuttosto  che un limite. Un bagaglio leggero e trasformativo in luogo di un blocco monolitico, “puro”. Una figura dialogante con le alterità e la complessità,  invece che un arroccamento di posizioni tra opposti in conflitto, abbiano essi a che fare con l’accezione individuale/sociale, culturale o politica, dell’imperfezione di cui si sta parlando. Continua a leggere

Pensare con Freud

di Laura Ambrosiano e Eugenio Gaburri

La sensazione che si ha leggendo il lavoro di Laura Ambrosiano e Eugenio Gaburri   è quello di essere partiti per una navigazione. Si parte da Freud e con lui si scorre e si pensano temi come l’amore cannibalico, la morte, la sublimazione, la comunicazione agli altri delle cose che si è scoperto, e del destino delle trasmissioni:l’ascolto.

Antonella Granieri nell’introduzione al testo, riporta la suggestiva immagine di “patto tra chi dice la verità e chi lo ascolta, un patto che sancisce l’accettazione da parte dell’interlocutore di “sentire” la verità. La funzione psichica del sentire porta in primo piano l’inconscio tra i due attori, che arricchisce il discorso sullo scambio di parole e ascolto nella diffusione di qualsiasi cultura. (pag. XII). Accettare i pensieri che circolano, rendersi disponibili per i pensieri di altri implica essere in grado di fare spazio dentro di sé, aprire un tempo di attesa, che non sia sperimentato soltanto come vuoto o ansia (Neri, 2001).

Ambrosiano e Gaburri poi narrando la malattia di Freud colgono l’occasione per approfondire la funzione di autocura della sublimazione. La tradizione psicoanalitica tende a considerare la sublimazione come fonte di difesa, magari non riuscita, ma comunque tesa ad arginare la corrente pulsionale e a operare dei contro investimenti. Il versante vitale e positivo della sublimazione è che essa non sblocca l’energia pulsionale, ma la mette a disposizione per mete diverse dalla scarica. La sublimazione lascia circolare le energie, le utilizza, ne modula i ritmi, le incanala verso altri scopi. Diversamente dalla rimozione che comporta un impoverimento dell’Io, la sublimazione ne allarga orizzonti e prospettive, in questo senso ha una valenza auto terapeutica (pag 88-89).

Gli autori assumono in sintonia con il discorso freudiano, l’amore appassionato per il padre come spazio di elaborazione delle risorse per sublimare e l’esperienza edipica in senso allargato come un elemento che aiuta a organizzare la trasformazione della pulsione da desiderio cannibalico a una vorace sete di conoscenza (pag. XIX).

Sublimare ha a che fare con il creare. Il verbo italiano creare deriva dal creare latino, che condivide con “crescere” la radice kar.  Ed è proprio l’analisi che mettendo in moto un rapporto del paziente con se stesso, può dar inizio ad una crescita, unendo elementi esistenti con connessioni nuove, perdendo il guscio del già noto, della coazione a ripetere. Con le parole di Nazim Hikmet: “..il miracolo del rinnovamento, (…) è il non ripetersi del ripetersi”.  Occorre guardare all’ignoto.

L’analista dice Bion deve centrare la propria attenzione su O, l’ignoto e l’inconoscibile. Bion mette in secondo piano la funzione rappresentativa come fattore principale del cambiamento, dando priorità alla funzione trasformativa (Corrao, 1981).

Ambrosiano e Gaburri sottolineano come la psicoanalisi spesso è intesa come cura del passato, delle esperienze precoci che sono state rimosse e rimaste senza pensieri. Ma è proprio nella ricerca delle possibili prospettive di sviluppo del singolo individuo e del gruppo che la cura analitica è innanzitutto recupero e cura del futuro (pag. XX), di quella parte di tempo che ancora non ha avuto luogo.

L’ultimo capitolo del libro è un dialogo fluido tra gli autori in cui “dicono il vero” cioè proprio ciò che pensano sul testo che hanno scritto: i temi che hanno avuto più importanza, di cosa avrebbero desiderato scrivere, riprendono alcuni casi clinici ma  lontani dalla coazione  a saturare ogni mancanza, possono guardare così da angolature diverse attraverso il discorso.  Allargano i concetti, le idee, per cogliere, come dicono gli autori, i variegati nessi con il funzionamento psichico e il divenire.

È un libro ricco, intenso e profondo, un libro di scorrimento come lo definisce Gaburri. Si percepisce sempre un movimento, un cambiamento di posizione una creazione, è un libro che ricerca pensieri non ancora pensati e che promuove pensiero. Da leggere.

 

MusicaGruppo

“La vita senza musica è solo un errore, un lavoro estenuante, un esilio.”

Abstract

L’atteggiamento di Freud nei confronti della musica era molto ambivalente. Per lui il rischio era, con la musica di perdere il controllo razionale che si era prefigurato come obiettivo. Dopo una lettura critica del suo lavoro, gli psicoanalisti hanno preso in esame i legami tra psicoanalisi e musica, scoprendo che esiste una sua specifica modalità di iscrizione psichica, appartenente al periodo pre-verbale: la musica sarebbe la rappresentazione dell’affetto. Secondo i

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CappelliNarcisismo

Presentazione, Narcisismo e Gruppo

Sigmund Freud in “Totem e tabù” .(1912-13) e in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921) fornisce spunti per avvicinarci al complesso tema dei rapporti tra narcisismo e gruppo. E’ noto come Freud utilizzi l’ipotesi darwiniana sulle origini della società umana e descriva un’orda primordiale, dominata da un maschio forte, tenuta insieme da legami libidici (1912). Soffermandosi sui processi identificatori che avvengono tra i membri dell’orda e il capo idealizzato, Freud afferma tuttavia che il processo di identificazione è, sin dall’inizio, intrinsecamente ambivalente e comporta addirittura, nella sua versione non metaforica, una incorporazione e distruzione cannibalica dell’oggetto amato. Tale figura dominante può anche essere “assolutamente narcisistica” e “autosufficiente”, avere la natura del padrone e non amare i membri della massa, mentre questi ultimi sono spesso in preda alla illusione di essere amati dal loro padre primordiale e si sottomettono alla sua categorytà. Citando ironicamente Nietzsche, Freud (1921) afferma che il superuomo nietzschiano, svettante sul gregge dei mediocri, apparterrebbe piuttosto al passato della storia umana che non al futuro, come pretendeva il filosofo. Potremmo pensare, oggi, alla luce delle vicende geopolitice correnti che avessero ragione entrambi. Accanto al versante libidico e idealizzato del capo esiste, per Freud, un aspetto persecutorio, per cui i figli, nel gruppo primordiale, si sentireb Continua a leggere