CappelliNarcisismo

Presentazione, Narcisismo e Gruppo

Sigmund Freud in “Totem e tabù” .(1912-13) e in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921) fornisce spunti per avvicinarci al complesso tema dei rapporti tra narcisismo e gruppo. E’ noto come Freud utilizzi l’ipotesi darwiniana sulle origini della società umana e descriva un’orda primordiale, dominata da un maschio forte, tenuta insieme da legami libidici (1912). Soffermandosi sui processi identificatori che avvengono tra i membri dell’orda e il capo idealizzato, Freud afferma tuttavia che il processo di identificazione è, sin dall’inizio, intrinsecamente ambivalente e comporta addirittura, nella sua versione non metaforica, una incorporazione e distruzione cannibalica dell’oggetto amato. Tale figura dominante può anche essere “assolutamente narcisistica” e “autosufficiente”, avere la natura del padrone e non amare i membri della massa, mentre questi ultimi sono spesso in preda alla illusione di essere amati dal loro padre primordiale e si sottomettono alla sua categorytà. Citando ironicamente Nietzsche, Freud (1921) afferma che il superuomo nietzschiano, svettante sul gregge dei mediocri, apparterrebbe piuttosto al passato della storia umana che non al futuro, come pretendeva il filosofo. Potremmo pensare, oggi, alla luce delle vicende geopolitice correnti che avessero ragione entrambi. Accanto al versante libidico e idealizzato del capo esiste, per Freud, un aspetto persecutorio, per cui i figli, nel gruppo primordiale, si sentirebbero anche controllati e minacciati dal padre e ne avrebbero timore. Non dimentichiamo che Freud ha appena elaborato la teoria della doppia matrice pulsionale in “Al di là del principio del piacere” (1920) e che molti nessi accomunano i due saggi. Freud menziona inoltre due masse altamente organizzate e durevoli: la chiesa e l’esercito. Queste masse sarebbero protette dalla disgregazione e dalla naturale transitorietà proprio dalla struttura gerarchica incentrata sulla figura del capo: se viene a mancare questa figura e quella mescolanza di aspettative di amore e di punizione che gli vengono rivolte, il gruppo rapidamente si          disgrega.
Anche Elias Canetti nel suo “Massa e potere” (1960) considera questi “cristalli di massa”, costituiti da clero e milizia, come disciplinati, subordinati ad una categorytà forte, al ”comando” e quindi protetti dalla dissoluzione attraverso la gerarchia.
Il concetto di narcisismo include una molteplicità di significati così ampia da impedire definizioni riduttive e univoche. Se ne sottolineiamo la valenza motivazionale di valorizzazione di sé, di autopromozione, di assertività, potremmo seguire Freud nel collegare gli individui dell’orda (o della “muta” di Canetti) alla figura del leader sulla base del narcisismo. Sarebbero proprio le spinte narcisistiche, negli aspetti costruttivi e distruttivi, a sostenere il rapporto reciproco tra guida e seguaci. Il capo religioso, militare, politico incarnerebbe l’ideale narcisistico della folla, operando come rappresentante e gestore delle aspirazioni, che i semplici componenti non possono adeguatamente realizzare.
Questa operazione di delega sarebbe un fattore di aggregazione per i gruppi umani, che si troverebbero a condividere l’investitura del capo.
La concezione bioniana degli assunti di base conserva, nella sua originalità, echi di queste asserzioni di Freud. In special modo l’assunto di dipendenza, che più chiaramente si connette al rapporto con una figura divinizzata e protettrice, definisce una fantasia onnipotente che accomuna profondamente il gruppo nella credenza collettiva di appartenere ad un organismo immaturo, primitivamente fiducioso che una entità superiore soddisferà tutte le sue esigenze. Anche gli altri assunti di base mi sembrano connessi al rapporto con la figura di un capo assoluto. Infatti sia l’attesa della nascita del messia salvifico, nell’assunto di accoppiamento, sia la tendenza a identificare un nemico esterno, nell’assunto di attacco e fuga, contengono tracce evidenti della concezione freudiana. Nella figura del nemico esterno, si può ipotizzare, sarebbero proiettate le valenze distruttive, scisse, appartenenti allo stesso leader      altamente          idealizzato.
Le operazioni primitive descritte appaiono collegabili all’esigenza di raggiungere una elementare forma di coesione e di definizione dell’identità, utilizzando ampiamente i processi di scissione e proiezione delle parti indesiderate nei gruppi “diversi” e “nemici”, in realtà fortemente simili e simmetrici, in quanto a difese primordiali. Basti pensare a quanto sia importante, in adolescenza, appartenere al gruppo di coetanei sia omofilo che eterosessuale e a come sia rilevante la sottomissione alla gerarchia di valori e di figure, dominanti nel gruppo stesso e la tendenza ad espellere in altri gruppi le componenti sgradite. Se poi il gruppo di giovani si trasforma in banda e gli obiettivi comuni hanno carattere antisociale, questi modelli concettuali appaiono ancor più calzanti. Altro fenomeno attualmente rilevante, che può essere illuminato tramite gli stessi strumenti è quello del tifo calcistico, con il corollario di intemperanza e violenze che lo accompagna. Riguardo alla forte tendenza da parte delle masse giovanili ad idolatrare i divi del mondo musicale, già Freud (1921, ibid.) aveva sottolineato l’attinenza con il tema del narcisismo di gruppo.
Che dire, poi, dei fenomeni sociali e politici che oggi ci preoccupano? Sembra che i gravi problemi del controllo delle fonti energetiche e della gestione ambientale siano tuttora largamente impostati e declinati secondo i meccanismi arcaici di funzionamento delle masse e dei gruppi, magistralmente descritti da Freud, Canetti, Bion, malgrado gli sforzi diplomatici internazionali nella direzione di un “gruppo di lavoro” planetario. Tali meccanismi arcaici comportano un livello di conflittualità molto elevato, leggibile, in termini psicoanalitici, come derivato da modalità rudimentali di organizzazione     mentale.
Nel numero di Funzione Gamma Journal, dedicato al tema “Narcisismo e gruppo” compaiono alcuni interessanti lavori, che affrontano e sviscerano questo argomento, capace di costituire, quale coincidentia oppositorum, una vera sfida per chi tenti di definirlo.
In “Narcisismo primario e gruppo”, Mirta Segoviano prende le mosse proprio da “Psicologia delle masse”, riferendosi al concetto freudiano di identificazione primaria, in cui si realizza una convergenza tra Io e oggetti, sotto l’egida della idealizzazione. per poi utilizzare i contributi di Anzieu, Aulagnier, Bernard, Missenard, Kaës, Bion.
Nel ricco e articolato: “Narcisismo primario o narcisismo originario” Bernard Duez distingue, con Freud, due forme di narcisismo primario: nella prima l’Io si pone come oggetto di sé stesso, nella seconda, invece, l’Io si colloca in una condizione priva di oggetto, di cui la vita fetale sarebbe prototipo. Egli sostiene che i gruppi di pazienti nevrotici esprimerebbero la prima modalità di narcisismo, mentre i gruppi di pazienti borderline tenderebbero a raggiungere uno stato narcisistico a-oggettuale. In proposito Duez cita Bleger e il suo concetto di deposito di componenti ambigue nel quadro: la situazione gruppale fungerebbe da quadro per il deposito delle parti più arcaiche, clivate e non scisse, all’interno della psiche.
Marcos Bernard nel suo: “Inconscio rimosso e narcisismo nei legami” considera i tipi di accordo, stipulati tra i membri di un gruppo. Ad un accordo cosciente, manifesto, sostenuto dal processo secondario, si affiancano, secondo questa prospettiva, accordi e patti inconsci, negoziati dal processo primario. Bernard sostiene che sia a livello di coscienza, sia a livello di inconscio rimosso, gli accordi si fanno” per via di porre”, mentre a livello di inconscio non rimosso il processo è “per via di levare”. Il narcisismo, dominante, infatti, in questo ambito non accetta nulla che ammetta una alterità e si serve della negazione per mantenersi. In tale stato non si può parlare di accordi veri e propri ma solo di patti inconsci.
Romolo Petrini, nel suo scritto sul processo di individuazione, nota come il gruppo psicoanalitico tragga dal legame simbiotico con la figura del mitico maestro fondatore un sentimento di forza, coerenza e stabilità, che lo protegge dalla colpa e dalla distruttività. Tale condizione simbiotica, proficua per garantire l’identità del gruppo, esplica una funzione costruttiva nell’alternanza con un elemento opposto, l’individuazione, che si caratterizza per la tendenza al distacco, alla separatezza e all’autonomia. La dialettica tra i due fattori articola, in questa prospettiva, lo sviluppo del gruppo stesso.
In: “La ferita narcisistica del diabete”, le Autrici, Antonia Staforelli e Rosa Martinez, affrontano il problema della elaborazione psichica, in gruppo, della malattia organica. Compaiono nel lavoro le immagini fantastiche fornite dai piccoli pazienti, che oscillano tra angosce depressive e difese maniacali, nella direzione di un auspicato superamento del “baluardo narcisistico”, che permetta la convivenza con la precarietà e la possibilità di darsi aiuto.
Da questi brevi cenni appare la complessità del tema e la varietà degli approcci proposti, che arricchiscono di nuove sfaccettature le prospettive classiche.

Commento all’immagine di copertina

Le forme che dipingo provengono dall’interno della mente e non dalle percezioni visive del mondo esterno. Esse scaturiscono spontaneamente da infinite combinazioni di pochi elementi precursori: il quadrato, il cerchio, il triangolo, la croce. Nel disegno libero da influenze didattiche i bambini, in un periodo successivo ai due anni, producono aggregati simili a questi. Tali elementi autoprodotti costituiscono il fondamento, lo strato germinativo per differenti linee evolutive del segno: pittogrammi, ideogrammi, lettere, cifre. Nella versione che propongo i segni sono slegati da finalità simboliche specifiche: essi rappresentano solo quel che sono e non stanno al posto di qualcosa d’altro. Questo esercizio linguistico compone strutture formali nette ma insature, che stimolano associazioni. L’osservatore è spinto a leggere e a completare quanto di indefinito resta in queste forme e a contribuire al processo di Gestaltung, di formazione, interpretando a sua volta le immagini e i loro rapporti. L’immagine scelta come accostabile al concetto di narcisismo e gruppo è caratterizzata da una molteplicità di elementi formali confluenti, tali da suggerire il concetto di gruppalità. I singoli elementi, tuttavia, sono nettamente definiti nelle rispettive individualità e restano confinati nel loro aspetto formale, senza fondersi con gli altri. Penso che dal contrasto tra questi due aspetti di molteplicità e differenziazione delle sagome sia evocata l’antinomia tra individualità narcisistica e appartenenza al gruppo.