Abstract
La morte come ciò che rende possibile il riferirsi del soggetto anoressico ad altro, nell’avvenuto riconoscimento dell’insussistenza di ciò in cui in precedenza, compiacendo si è sforzato: garantire il godimento dell’Altro (Lacan, 1973). Nell’avversione contro l’umano e il corporeo, si afferma così «una volontà del nulla […] una rivolta contro i presupposti fondamentalissimi della vita» (Nietzsche, 1887) attraverso cui realizzare un sentire di unicità e straordinarietà che presto scopre il soggetto prigioniero della conformità e omogeneità di un “corpo-divisa” che deriva la realtà del suo sacrificio dalla necessità del dolore al fine di costituire una memoria