Studi ed esperienze a partire da Bion

A cura di Stefania Marinelli, di AA.VV

Second thoughts. Il titolo di uno dei primi folgoranti libri di Bion, quello, per intenderci, che contiene l’articolo che fece scandalo al Panel dell’IPAC di Edimburgo del 1961. Come racconta Paulo Cesar Sandler, descrivendo l’episodio (ma lasciando nell’ombra nome e cognome del chairman), riportando le fatidiche parole (con un margine di dubbio se siano state realmentepronunciate): ”questa non è più psicoanalisi” e il gesto infuriato e di disprezzo – gettare via con violenza i fogli da sé, facendoli sparpagliare sul tavolo e per terra – di chi non capisce e non tollera di non capire. La virtù laica di sopportare l’oscurità, Bion non aveva ancora cominciato a teorizzarla e doveva passare qualche anno prima che egli si ispirasse al rapporto del mistico col gruppo per spiegare il tipo di rapporto tra una nuova idea e l’ambiente culturale più o meno istituzionalizzato che l’accoglie: unsussulto di fascinazione ed orrore e, a seguire, un improvviso movimento diricompattamento, chiusura e rifiuto. “Questa non è più psicoanalisi”. Sappiamo quante volte sia stato espresso lo stesso concetto e rispetto a quanti ambiti: il sublime Schumann lo disse della musica di Continua a leggere

Stefania Marinelli (2000). Sentire. Borla, Roma. Relazione per il seminario di presentazione del libro di Stefania Marinelli all’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo

La mia presentazione è tratta dal lavoro a suo tempo preparato per Koinos,ma vorrei prima usufruire del “felice” intreccio con il lavoro di GiovannaGoretti, riprendendolo quando evidenzia il Sentire in termini gaddiani, come”cognizione del sentire”, e quando specifica nell’operare del gruppo lanecessaria capacità dell’analista, il suo “universo culturale”, la sua”passione” del conoscere, il suo trasformare e la sua scrittura. Tutto ciò, chedobbiamo a Stefania Marinelli e al suo lavoro, mi riporta alle formulazionigaddiane di Francesco Corrao, alla “cognizione del dolore”: “la Koinodinia(l’esperienza del dolore di gruppo) rende possibile di ricostruire e/oricostruire il senso dell’espressione verbale-linguistica del dolore, e diriapprenderne l’esperienza generativa originaria, caratterizzata Continua a leggere

MemoriaFuturo

Vivere in un mondo con o senza memoria del futuro

Abstract

L’architetto americano Chipperfield, direttore della 13° mostra di architettura (Venezia 2012), a correggere stravaganze rotture e omologazione che infestano l’architettura contemporanea proponeva come “common ground” della mostra la triplice dimensione della continuità, del contesto e della memoria, specificando che il futuro di ogni nazione è nella sua memoria, concetto che si è materializzato, in altro contesto, nelle parole di un cittadino qualsiasi che chiedendo con calore il restauro di un edificio cinquecentesco danneggiato da un terremoto sosteneva “un paese senza memoria, non ha futuro”. Continua a leggere

PieroSogno

Covoni. Un sogno raccontato in gruppo. (Da “Il giovane Giuseppe” di Thomas Mann. Da “Genesi” cap.XXXVII, 1-32.)

Abstract

Il racconto biblico di Giuseppe, intrecciato con “il giovane Giuseppe” di Thomas Mann  e le vicende analitiche di un paziente illustrano le vicissitudini Continua a leggere