PsichiatriaGruppo

Presentazione

Abstract

In questa presentazione descrivo le linee del presente numero oscillando fra le aree di crisi della psichiatria e le risorse dei gruppi nelle loro diverse forme, senza scordare uno sguardo ai temi sociali e clinici della contemporaneità. Continua a leggere

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Ringraziamenti

I ringraziamenti più importanti in quest’età di mezzo sono quelli diretti, “a monte e a valle”, alle figure che ci hanno aiutato ad esistere e a trovare una sognabilità dell’esperienza.
Grazie a Stefania Marinelli ed a Claudio Neri per la continuità di lavoro e di sviluppo di “opere” per una prospettiva alle cure dei disagi mentali, accompagnando la complessità delle nostre crescite, con la consapevolezza della fortuna che abbiamo nell’essere vivi, non solo biologicamente, ma nel vivere pensieri in corso di sviluppo. La riconoscenza che sento per loro è legata anche all’affetto per aver ospitato miei “pensieri bambini”, tempo fa, con rispetto e accoglienza; proprio l’accogliere pensieri senza paura che non siano perfetti o finiti, ci consente di ripensarli, di “montarli e smontarli“, con l’esercizio del dubbio nel perdere temporaneamente le certezze al fine di ricomporne altre.
Grazie ai colleghi che scrivono su questo numero per la capacità di stare assieme nello sperimentarsi coi pazienti per un loro bene e non per il bene delle teorie, senza cioè diventare fanatici nel claustrum delle singole scuole.
Grazie a loro per non utilizzare gli category come schermo, ma come compagni interni, colleghi che ci siamo scelti, e come “chiavi” per problematizzare l’“umano” che incontriamo nel nostro lavoro.
Grazie per non aver perso di vista i contesti culturali operanti che, seguendo Nathan e Devereux, sono intimamente connessi ai modi di ammalare e di curare di una società.
Grazie ai colleghi che stanno lontani da una delle più pericolose malattie odierne, ossia il mal- uso del potere.

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Psichiatria senza qualità

Abstract

In questo lavoro gli category cercano di analizzare lo stato attuale della psichiatria. In particolare mettono in evidenza le difficoltà dei contenitore istituzionale a gestire le nuove forme di sofferenza psichica interrogandosi sui processi di soggettivazione individuali e sui nuovi paradigmi di cura che risultano spesso inefficaci nel gestire tali processi. Queste difficoltà trovano una loro espressione nell’enfatizzazione del processo diagnostico e nell’applicazione acritica dei “protocolli terapeutici” a discapito del pensiero clinico e della dimensione inter-soggettiva della cura. Gli category si interrogano inoltre sul rapporto spesso ambiguo ed ambivalente tra giurisprudenza e psichiatria con conseguente indistinzione tra disagio psichico e delinquenza in un ottica biopolitica di controllo della vita. Continua a leggere

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Esperienze cliniche di gruppo nei contesti psichiatrici istituzionali

In questo articolo diversi giovani colleghi, formati in un ambito psicoanalitico individuale e di gruppo, chiamati a sostenere in ambito psichiatrico delle attività altamente qualificate (psicoterapia di gruppo) con un implicito accordo “low cost” e di precariato, hanno provato a delineare alcuni tratti della loro esperienza di conduzione del gruppo nelle istituzioni psichiatriche. La loro posizione si colloca da un lato in una linea di continuità evolutiva con i loro formatori, dall’altro si manifesta come complessa e difficile per lo scarto fra la filosofia di lavoro dei servizi odierni (es. Evidence based medicine) e la formazione psicoterapica psicoanalitica, che prevede concezioni radicalmente differenti, come ad esempio la “sognabilità” dei processi di cura.
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Il Sogno di Prometeo – La funzione trasformativa del sogno in un gruppo di pazienti con gravi patologie psichiche

Abstract

L’ipotesi che ha spinto il seguente articolo, nasce da una considerazione di sogni come supporti importanti per la trasformazione analitica. A partire da concetti bioniani, l’autore dimostra, utilizzando come esempio clinico di un gruppo di pazienti con gravi disturbi di salute mentale in cura in un ospedale giorno di servizio pubblico, come può portare una trasformazione nelle relazioni e ampliare la capacità di pensare emozioni lavorando sui sogni del gruppo.

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Un Viaggio di Scoperta Condiviso -La psicoterapia psicoanalitica all’interno di un’istituzione psichiatrico

Abstract

La cultura di un’istituzione dipende dal modo in cui essa rende possibile agli individui utilizzare il suo spazio psichico; l’istituzione può sostenere la capacità di pensiero o attivare meccanismi difensivi e ostacolarla facendo prevalere posizioni ideologiche. Il gruppo psicoanalitico di cui vi parlerò è stato influenzato dalla cultura dell’istituzione nel quale era inserito. Pensieri, affetti, espressioni linguistiche e somatiche tipiche dell’istituzione vennero portate dentro al gruppo seppur fosse delimitato dal setting che ne stabiliva i limiti ma con cui era al contempo in relazione dinamica. In questo lavoro tento di mettere in evidenza l’importanza di adottare una prospettiva di campo che ‹‹permette di cogliere, da un lato gli elementi mentali comuni, raccolti per così dire, in un unico pool condiviso, dall’altro in che modo ogni singolo individuo contribuisce›› (Correale, 1991). Inoltre sottolineo l’influenza che il gruppo ha sull’analista che risponde in modo personale alle sollecitazioni comunicazionali del soggetto. La proiezione del paziente allontana i contenuti conflittuali per l’Io, si presenta il problema di come un soggetto riesce a far rispondere l’altro (analista) con cui interagisce. Il lavoro psichico del terapeuta consiste nel contatto con le proprie aree dormienti investite dalle evacuazioni del paziente. La funzione α dell’analista ha permesso al gruppo di tollerare il buio e l’assenza di senso, in attesa che uno spiraglio di luce permettesse di intravedere nuove strade da percorrere.

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Il gruppo terapeutico come laboratorio di libertà espressiva

Abstract

Il presente contributo trae spunto dall’esperienza di conduzione di un gruppo terapeutico all’interno di una comunità psichiatrica a media protezione per pazienti adulti, attiva a Milano. Mediante l’utilizzo di alcuni stralci di seduta viene posta in luce la stretta connessione tra affermazione identitaria dei singoli e del gruppo e libertà di espressione, quale fondamento del setting analitico gruppale.

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L’istituzione imbarca acqua: il gruppo è la scialuppa?

Abstract

La conduzione di un gruppo psicoanalitico all’interno di un’istituzione ha delle caratteristiche specifiche. É un gruppo nel gruppo, come una serie di cerchi concentrici, e come tale è profondamente condizionato dall’istituzione. Pertanto comprendere il funzionamento e le dinamiche dell’istituzione – e dell’équipe – risulta di fondamentale importanza anche per comprendere il significato che il gruppo può avere in quel determinato contesto.
Il significato del gruppo per i pazienti, ma anche il significato del gruppo per l’istituzione, è importante e per nulla scontato. 

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Il Gruppo con Pazienti gravi e dipendenti

Abstract

Il presente articolo si pone l’obiettivo di descrivere le specificità della conduzione e dei movimenti che caratterizzano un gruppo psicoterapeutico all’interno di una comunità terapeutica doppia diagnosi (Centro Ambrosiano di Solidarietà). Le caratteristiche e le dinamiche dell’istituzione, le peculiarità e la gravità dell’utenza comportano ricadute significative nel pensiero, nelle emozioni e nell’andamento stesso del gruppo.
Per meglio descrivere l’atmosfera di tale gruppo vengono anche riportati brevi estratti di sedute. Continua a leggere

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Una esperienza di supervisione all’interno di una istituzione

Abstract

Un percorso di supervisione all’interno di una ex istituzione manicomiale, trasformata da un decennio in RSD. La ricerca di una lettura condivisa del campo istituzionale, dei suoi miti fondatori e delle sue regole implicite, come percorso di riduzione dell’angoscia e la conseguente liberazione di energie vitali necessarie al cambiamento. Energie lungamente catalizzate sulle barriere difensive indispensabili a chi opera all’interno della relazione di aiuto in contesti di residenzialità. Continua a leggere

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Residenzialità leggera Nuove forme del gruppo nella Psichiatria contemporanea

Abstract

La moderna Psichiatria, a dispetto delle apparenze e forse proprio in virtù della sua complessità, non è soltanto ricettacolo di parole d’ordine, pensieri sterili e azioni stereotipate, ma anche brodo di coltura per idee fresche e vitali, che da sempre trovano riparo e nutrimento all’ombra delle sue pieghe.
In particolare sembra andare controcorrente rispetto al verbo normalizzatore e organicistico dominante quel settore dell’assistenza psichiatrica in rapido sviluppo che in Lombardia va sotto il nome di Residenziali Leggera.
Per l’operatore psichiatrico, specie se psicoanaliticamente orientato, essa si qualifica come una preziosa occasione di riconoscimento degli aspetti irriducibilmente individuali e unici di ogni paziente e di valorizzazione dell’intimità.
Un altro aspetto interessante delle Residenze Leggere è che la fornitura degli alloggi e la conduzione dei progetti riabilitativi è quasi interamente affidata a cooperative del terzo settore, ovvero a soggetti pienamente inseriti nei gruppi allargati delle comunità locali e nelle reti sociali naturali, dotati di un registro comunicativo più ampio e di una maggiore versatilità rispetto al classico servizio pubblico psichiatrico così come si è costituito in Italia negli ultimi decenni.
Soprattutto, per quanto non esplicitamente affermato né forse consapevolmente concepito dal legislatore, disporre aggregazioni di pazienti entro dimensioni così limitate equivale di fatto a favorire la costituzione di piccoli gruppi.
E la dimensione aurea del piccolo gruppo, come la filosofia e la psicoanalisi affermano da tempo, rappresenta l’antidoto migliore alla “serialità” dell’istituzione allargata, la cornice terapeutica ideale per il paziente grave, il ‹‹luogo della riunificazione interna, il luogo del senso e il luogo del legame, l’accordo ritrovato tra sogno e mito›› (Kaës, 1999): un crogiolo creativo e rigenerante dal quale sentimenti e pensieri nuovi, come fiori nati tra le crepe del cemento, sorgono e si elevano leggeri sfidando la gravità. Continua a leggere

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Funzione del Gruppo MultiFamiliare: cura della psicosi e organizzatore dei servizi

Abstract

Questo lavoro intende mettere in discussione e apertamente contestare il modo in cui l’esclusivo paradigma medico contemporaneo predominante consideri la psicosi e costruisca di conseguenza i propri dispositivi d’assistenza.
Si chiede al lettore di fare un’analisi più profonda e più legata alle esperienze quotidiane rispetto all’ affidarsi ad un’eccessiva medicalizzazione, oggi predominante, che impedisce di mettersi nei panni dell’altro, in questo caso, in quelli di colui che viene definito come “pazzo”.
Così in questo articolo si insiste nella dimensione sociale e familiare della psicosi, contestualizzandola come espressione dei traumi e delle trame patologiche in cui le interdipendenze reciproche patogene violano i diritti umani di tutti i pazienti e dei partecipanti ai gruppi multifamiliari. Continua a leggere

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La cura del campo familiare: dal dialogo fra generazioni di terapeuti a quello con i pazienti contemporanei. Un progetto di ricerca clinica e di cura del soggetto e del suo campo familiare transgenerazionale.

Abstract

In questo testo trovano spazio le ricerche sul setting e sulle cure, operate da un gruppo di ricerca che ha lavorato sul rapporto fra mente estesa familiare e soggetto, dove la prima diventa  uno spazio ectopico di deposito di contenuti del soggetto. L’équipe funziona da contenitore per gli elementi che i soggetti del gruppo familiare hanno potuto affrontare solo mediante strategie difensive. Continua a leggere

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Dai contenitori rotti ad esperienze nuove e vitali in terapia: dalla comunicazione perversa alla scoperta dell’individuazione e del mondo degli affetti

Abstract

Questo lavoro di proposta di terapia familiare è partito dalla considerazione che il modello della psicoanalisi individuale non aveva portato nessuno dei componenti della famiglia a recuperare all’ interno di se stessi e nell’ambito della comunicazione gruppale alcun risultato significativo.
Bisognava avere una lettura del gruppo in senso gruppale. Gli individui rappresentavano a livello inconscio e in forma anonima, conflitti e miti familiari transgenerazionali.
L’assunto di base sembrava incarnare quello che Bion chiama: assunto di base di dipendenza.
La famiglia era un’unica persona.
Le storie del padre e della madre riproponevano stesse esperienze.
Il femminile era, nelle generazioni precedenti l’elemento direttivo e sadico che imperava. Le madri e nonne avevano gestito figli e mariti.
L’analista ha funzionato come contenitore, ha pensato al posto dei pazienti, ha sviluppato e proposto un modello di mentalizzazione, totalmente assente. Continua a leggere

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Psicoanalisi Multifamiliare: Relazione sulla Teoria della Malattia e della Cura

Abstract

Il documento riassume il nucleo della teoria proposta da psicoanalista argentino Jorge García Badaracco. Egli considerava la  psicosi come esito di interdipendenze reciproche folli che hanno luogo principalmente all’interno dell’ambiente familiare del paziente. è descritto il setting terapeutico derivato dalla teoria di Badaracco, secondo il quale  lavorare con i gruppi multifamiliari psicoanalitici è il modo più efficace per comprendere e smantellare le trame patogene.
Il compito intrapreso nell’ultimo decennio da un gruppo psicoanalisi multifamiliari nel Centro Psicoanalitico per la ricerca e l’assistenza (CPSEA) è quindi delineato.
Vengono proposti due casi clinici che presentano patologie molto diverse, uno seguito da dieci anni e l’altro da qualche anno, che corroborano la teoria di García Badaracco. Il primo, un caso di disabilità intellettiva (sindrome di Down), che poteva essere visto chiaramente come esito di un ambiente familiare soffocante la soggettività del paziente. Nel secondo caso invece  il gruppo multifamiliare dà il suo contributo quando agisce in maniera terapeutica empatica a fronte di una situazione di violenza sociale derivata da una storia dolorosa di abbandono con conseguente impotenza emotiva traumatica.

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Il Gruppo – Ponte: L’esperienza di un gruppo terapeutico tra crisi istituzionale e sociale, e crisi gruppale in Grecia

Abstract

Il lavoro ripercorre il legame fra crisi sociale e la gestione delle crisi cliniche nel gruppo terapeutico di pazienti gravi Continua a leggere

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Aree di confine: l’esperienza di un gruppo di donne migranti. Dall’invisibilità alla nascita di uno spazio onirico

Abstract

Questo lavoro racconta l’esperienza di un gruppo terapeutico presso il Poliambulatorio di Opera San Francesco per i Poveri. Tale dispositivo è composto da donne migranti di diversa provenienza ed età e con differenti quadri clinici, accomunate da uno o più eventi traumatici. Negli anni, il gruppo ha sviluppato la possibilità di pensare e successivamente di sognare. Continua a leggere

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Nella mia mente, nella nostra mente

Abstract

Il lavoro parte da un’esperienza di conduzione di gruppo omogeneo con disturbi alimentari con la variante dell’inserimento di un soggetto di sesso maschile in un gruppo femminile.
Vendono presi in considerazione i fattori terapeutici di gruppo e le dinamiche di crescita emotiva dei pazienti e dei terapeuti.  Continua a leggere