Articoli

MemoriaFuturo

Vivere in un mondo con o senza memoria del futuro

Abstract

L’architetto americano Chipperfield, direttore della 13° mostra di architettura (Venezia 2012), a correggere stravaganze rotture e omologazione che infestano l’architettura contemporanea proponeva come “common ground” della mostra la triplice dimensione della continuità, del contesto e della memoria, specificando che il futuro di ogni nazione è nella sua memoria, concetto che si è materializzato, in altro contesto, nelle parole di un cittadino qualsiasi che chiedendo con calore il restauro di un edificio cinquecentesco danneggiato da un terremoto sosteneva “un paese senza memoria, non ha futuro”. Continua a leggere

PieroSogno

Appunti sullo spazio-tempo nella memoria, visto attraverso il sogno

Abstract

I sogni descritti in questo lavoro vengono per lo più da esperienze di analisi di gruppo. Nell’analisi di gruppo ci sono sogni che hanno risonanza per gli altri membri del gruppo. Il sogno e le risonanze sono le vie che portano alla profondità psichica contenuta nella struttura del gruppo. Le esperienze che sarebbero terrificanti da sveglio, si trasformano e diventano sopportabili. Continua a leggere

GiorgioneFilosofi

La relazione temporale nella narrazione del mito di Orfeo.

Abstract

Mediante la narrazione del mito di Orfeo, e del contrasto fra la temporalità infera con quella della luce, l’istante dell’esperienza e della conoscenza è descritto come un tempo esclusivo che esige una presenza assoluta e non consente né l’anticipazione del tempo futuro, tramite il desiderio, n Continua a leggere

Migrazioni

Dal Trauma alla Memoria. Il ‘gruppo interno’ tra origine e appartenenza in bambini migranti

Abstract

Attraverso una serie di incontri con giovani migranti presso un centro di accoglienza per minori viene esaminato l’intreccio singolare tra identità e memoria che questi bambini vivono. Nella particolare situazione di bambini impegnati in un transito migratorio tale costruzione della memoria individuale si ritrova ingaggiata su due fronti, in quanto implica una (ri)costruzione non solo del passato individuale ma comporta anche uno sforzo di collocazione in un ‘gruppo’ interno.

Proprio lungo questi versanti i bambini immigrati incontrano particolari difficoltà che possono essere osservate in profondità, al di sotto di superficiali livelli di buona ‘integrazione’, proprio attraverso strumenti relazionali e concettuali capaci di restituire, anche all’interno di una indagine etnografica, la costitutiva complessità delle trame identificative, il loro intimo legame con la molteplicità e l’alterità. Viene proposta infatti una metodologia dell’incontro in cui si intrecciano ascolto analitico e sguardo antropologico. Continua a leggere